Lúcia dos Santos: differenze tra le versioni

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*La Madonna ci mostrò un grande [[Inferno|mare di fuoco]], che sembrava stare sotto terra. Immersi in quel fuoco, i demoni e le anime, come se fossero braci trasparenti e nere o bronzee, con forma umana che fluttuavano nell'incendio, portate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo, cadendo da tutte le parti simili al cadere delle scintille nei grandi incendi, senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e disperazione che mettevano orrore e facevano tremare dalla paura. I demoni si riconoscevano dalle forme orribili e ributtanti di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti e neri. (p. 119)
*[...] alzammo gli occhi alla Madonna che ci disse con bontà e tristezza:<br>– Avete visto l'inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al [[Cuore Immacolato di Maria|Mio Cuore Immacolato]]. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di [[Papa Pio XI|Pio XI]] ne comincerà un'altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Infine, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al Mondo un periodo di pace. (pp. 119-120)
*Certe persone anche pie, non vogliono parlar dell'inferno ai bambini per non spaventarli; ma Dio non esitò a mostrarlo a tre, [[Giacinta Marto|uno dei quali]] di 6 anni appena, e che Lui sapeva che ne avrebbe avuto tanto orrore da, quasi oserei dire, debilitarsi per lo spavento.<br>Spesso si sedeva per terra o su qualche sasso e pensierosa esclamava:<br>– L'inferno! L'inferno! Quanta compassione ho delle anime che vanno all'inferno! E la gente là dentro, viva, che brucia come legna sul fuoco!<br>E, tutta tremante s'inginocchiava a mani giunte, per recitare [[Preghiere di Fatima|la preghiera]] che la Madonna ci aveva insegnato:<br>– O Gesù mio! Perdonate le nostre colpe, liberateci dal fuoco dell'inferno, portate in Cielo tutte le anime, specialmente quelle che più ne hanno bisogno.<br>Adesso, Ecc.mo e Rev.mo Monsignore Vescovo, capirà perché a me restò l'impressione che le ultime parole di questa preghiera si riferissero alle anime che si trovano in maggiore o più imminente pericolo di dannazione.<br>E restava così per lungo tempo in ginocchio, ripetendo la stessa preghiera. (p. 121)
*A volte mi domandarono se la Madonna in qualche apparizione ci indicò che specie di peccati offendevano di più il Signore. Orbene, a quel che dicono, [[Giacinta Marto|Giacinta]] a Lisbona nominò quello della carne. Forse, penso io adesso, siccome era una delle domande che faceva a me, le capitò, a Lisbona, di farla alla Madonna e che così le fosse indicato quel peccato. (pp. 122-123)
*[...] ho voluto aprire il Nuovo Testamento, unico libro che voglio avere qui davanti a me, in un nascosto cantuccio della soffitta, dove mi ritiro, alla luce d'una povera tegola di vetro, per fuggire il più possibile dagli occhi umani. Da tavolo, mi servono le ginocchia; da sedia, una vecchia valigia.<br>– Perché non scrive nella sua cella? – dirà qualcuno. Il buon Dio credette bene di privarmi anche della cella, benché qui in casa ce ne siano parecchie e vuote. [...] Ma son contenta e ringrazio Dio d'esser nata povera e di vivere, per Suo amore, ancor più povera. [...] E va bene. Non ho bisogno d'altro: obbedienza e abbandono in Dio, che opera in me. In realtà, non son altro che il povero e miserabile strumento di cui Egli vuol servirsi, e che fra poco, come il pittore che getta al fuoco il pennello che non serve più, affinché si riduca in cenere, così il Divino Pittore ridurrà alla cenere della tomba il Suo strumento diventato inutile, fino al grande giorno dell'alleluia eterno. E io desidero ardentemente quel giorno, perché la tomba non distrugge tutto, e la felicità dell'amore eterno e infinito comincia lì. (pp. 132-133)