Giù al nord: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Nuova pagina; testo: ''''Giù al Nord''' è stato uno spettacolo teatrale con Antonio Albanese, in scena da dicembre 1997 ad aprile 1998, scritto dallo stesso Albanese con Michele Serra e E...'
(Nessuna differenza)

Versione delle 16:57, 20 set 2007

Giù al Nord è stato uno spettacolo teatrale con Antonio Albanese, in scena da dicembre 1997 ad aprile 1998, scritto dallo stesso Albanese con Michele Serra e Enzo Santin, con la partecipazione di Giampiero Solari.

Nel 1998 ne è stata pubblicato un libro edito da Einaudi.

Perego

  • Noi nella mia famiglia lavoriamo tutti. Da generazioni. Mio nonno ha fatto il capannone piccolo, mio padre il capannone grande, io il capannone grandissimo. Mio figlio si droga.
  • Il mio capannone è fatto di Eternit, e con l’Eternit non si scherza: è pieno di amianto, produrlo e montarlo è un gioco da ragazzi. È smontarlo e distruggerlo che è impossibile: si rischia il cancro. L’Eternit non è un materiale, è un monito: nessuno distrugga ciò che l’uomo ha costruito.
  • Capannoni con cipressi dall’Arizona e villetta adiacente. Abbiamo tutti una villetta adiacente. Praticamente il nostro paese non è altro che un condominio fatto a fette e disposto in orizzontale.
  • Le villette a schiera a schiera sono state progettate dagli urbanisti perché spalmare l’odio sul territorio è meglio che concentrarlo in un solo punto.
  • Io, credetemi, non mi sono mai lamentato di niente, sono un uomo tranquillo. Non vedo le cose a tinte forti, anche perché l’Eternit ha quel grigio uniforme che ti insegna a vivere senza tanti grilli per la testa.
  • Qui lavorano tutti … e mio figlio si droga. Ma quel che è peggio è che in comunità ogni tanto si innamora. Lo trovo più grave della dipendenza dalla droga.
  • La nostra chiesa si chiama Santa Maria Buffetti, in onore della prestigiosa catena di articoli per ufficio.
  • Certo, ho sognato una volta. In quarant’anni ho sognato. Un’esperienza segnalata anche dal giornale locale. Me lo ricordo benissimo.

Alex Drastico

  • Con la mia nuova famiglia ho tre figli: Thomas, Nicholas e Giuseppes, per coerenza. Il primo Thomas si droga. Il secondo, Nicholas, spaccia, ma lo prendono sempre perché è albino. L’ultimo, la pecora nera, Giuseppes, lavora nella squadra narcotici. Ogni tanto arresta i fratelli per fare carriera.
  • Io e la mia nuova moglie ci siamo separati per incompatibilità di carattere. La colpa è mia, le ho inflitto una pena, l’ho trafitta al cuore. Con un machete.
  • All’inaugurazione volevo Paola e Chiara, ma il cachet per tutte e due era troppo alto, è venuta solo Chiara che faceva anche la voce dell’altra.
  • Alle pareti c’era una mostra di fotografia dialettale: Tra le due guerre. Non centrava una minchia, ma serviva per avere il patrocinio dell’Assessorato alla Cultura.
  • Avete presente un culturista classico? La testa pare una prugna appoggiata su un tavolo, e non perché è piccola, ma perché tutto il resto è diventato enorme.

L’uomo che fa figure di fumo

  • So fare figure di fumo. È il mio lavoro. Porto alle labbra la sigaretta, aspiro con calma e concentrazione, inclino la testa un po’ all’indietro e, quasi sospeso sulla punta dei piedi, soffio lentamente nell’aria una sottile colonna di fumo che poi modello a mio piacimento.
  • E dal buio, ogni tanto, affiora la tromba di Chet Baker sospesa nel vuoto. Una linea melodica di fumo si espande nell’aria. Naturalmente, la tromba non emette alcun suono, è una musica da guardare, ma soprattutto da respirare.

L’uomo che non sa che lavoro fa

  • Che lavoro faccio? Faccio l’Analisi delle Gestioni Integrate. Bene, molto bene. Voi mi chiedete che lavoro è l’Analisi delle Gestioni Integrate. Non lo so! Bene.
  • Nessuno nella nostra azienda sa che lavoro fa. E lo facciamo comunque bene.

Il Professore

  • Anche se non ha risposto esattamente a nessuna domanda, lo abbiamo promosso. Lo abbiamo promosso perché non possiamo certo affrontare il Consiglio di Classe, il Collegio dei Dicenti, il Consiglio di Istituto, l’Assemblea Plenaria, il Provveditorato agli Studi e il Tar. Perché se il ragazzo mi fa ricorso, mi vengono a guardare nei registri, mi controllano i verbali e mi fanno ripetere l’esame. Non mi conviene.

L’uomo che fa il turno di notte

  • Ci sono dal Galaxy al mare due pompe di benzina, un campo da tennis gonfiabile, dieci villette a schiera. E dal mare al Galaxy funziona all’incontrario: dieci villette a schiera, un campo da tennis gonfiabile e due pompe di benzina. Più un arredobagni che si nota solo al ritorno.

L’uomo-bomba e la donna-cannone

  • Lui era un uomo-bomba. Lei era una donna-cannone. Si innamorarono a prima vista. Affinità elettive. Lei usciva da un circo, lui da una facoltà di teologia. Lei era capace di far ballare i suoi duecento chili sopra un cavallo bianco, lui di dimostrare l’esistenza di Dio. I due classici fenomeni da baraccone.

L’uomo col sasso

  • Spostavo due o tremila sassi al giorno. Mi davano dei soldi anche. Per pagare le cose da mangiare,da bere e da fumare che prima mi regalavano. Prima me le davano perché ero un non pensante, adesso perché avevo i soldi. Cioè prima per quello che ero, adesso per quello che avevo. Se citare Fromm non è un po’ troppo per uno scemo.

L’uomo del settimo piano

  • Io abito al settimo piano. Non abbastanza in basso per vedere la pioggia che cade sull’asfalto, non abbastanza in alto per vedere i camion passare sul cavalcavia.

L’indeciso

  • Mi guardo allo specchio e penso che non mi somiglio per niente. Non mi stupisce, fra tutti quelli che conosco sono la persona che mi somiglia di meno.
  • Posso apprezzare solo chi mi disprezza. Io mi disprezzo. Quindi mi apprezzo.
  • Non ho più frequentato Maria perché non ero sicuro che fossi alla sua altezza, ho smesso anche di immaginarla, ho rinunciato anche a sognarla perché forse la trovavo piatta e ignorante, anche se sfoggiava delle forme tridimensionali e sapienti.