Stefano D'Arrigo: differenze tra le versioni

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*[[Orca]], per chiamarla col nome e l'abitudine di dare morte e di non riceverne, con cui veniva mentovata nel famoso libro figurato del Delegato di Spiaggia; ferone, invece, come vieneintesa nei mari intorno alla [[Sicilia]], per il fatto curioso, misteriosissimo, di avere in comune con la ferala coda, la coda piatta invece che di taglio, la coda e se si eccettua la dannosità diversamente calibrata, nient'altro. Ma la coda piatta, che gli fa il nuotare quasi cristiano, alla Bacigalupo, con quello strabilio di velocità che sviluppa, oceano o mare, l'hanno solo fera e ferone: ed è sotto l'impressione di quest'arcano che l'Orca viene chiamata ferone dalla famigerata fera nei mari di Sicilia che toccano [[Africa]], [[Gibilterra]], [[Spagna]]. Sono i mari dove appare almeno una volta nella vita di un pescatore: una sola, ma le conseguenze del suo passaggio durano poi per molto, moltissimo tempo, come quelle del vaiolo nel giallore trapunto della faccia. (2019, pp. 696-697)
*Così, femmine a terra e femmine a mare, sia cristiane e sia fere, smaniavano ugualmente per l'orcaferone. Non partire, non partire, gli sospiravano con gli occhi le cristiane dalla riva, sperando in qualche altra mandata di cicirella; e le fere lo corteggiavano da lì vicino, civettandogli e facendogli le buffone come per rabbonirlo e tenergli a freno la collera, o forse per qualche altro loro recondito scopo: come si faceva a dirlo con quelle millunanotte? (2019, p. 752)
*Poi, a vederlo di là vicino, fu uno spettacolo da fargli trattenere il respiro. L’orcaferone, l’aveva pigliato una così terribile furia, da fargli impallidire tutti: nero, gigantesco, avvulcanato, era come se lottasse col mare medesimo e da quel massacro d’acqua si sollevavano montagne di schiume. (2019, p. 774)
 
== Bibliografia ==
*Stefano D'Arrigo, ''Horcynus Orca'', Mondadori, 1975.