Julius Evola: differenze tra le versioni

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*[...] il termine ''otium'', in antitesi a ''labor'' e ''negotium'', spesso fu usato dai classici per designare non la fannullagine, ma il tempo dedicato ad attività non materiali, intellettuali, a studi, alla letteratura, a speculazioni e simili; mentre ''otium sacrum'' figurò nella stessa terminologia religiosa e ascetica, associato all'attività contemplativa. Qui non sapppiamo resistere alla tentazione di citare un proverbio spagnolo: ''el hombre che trabaja pierde un tiempo muy precioso'', cioè «l'uomo che lavora (in senso proprio) perde un tempo assai prezioso». Perdere questo tempo prezioso – perché meglio utilizzabile – può essere una necessità, una triste necessità. ''Ma il punto fondamentale dovrebbe essere il rifiuto di fare di tale necessità una virtù e esaltare una società di cui essa sia la chiave di volta''.<br>In ogni visione sana e normale della vita il lavoro deve essere considerato come un semplice mezzo di sostentamento nel caso di esseri non qualificati per svolgere una attività di un genere più alto. Lavorare come fine in sé e oltre quanto occorre pel proprio mantenimento è una aberrazione – e proprio il lavoratore dovrebbe capirlo: l'«eticità del lavoro», l'«umanesimo del lavoro», il «lavoro come onore» e tutte le altre chiacchiere non sono che mezzi per mistificarlo e per meglio saldare le catene che lo legano al meccanismo della «produzione» divenuta quasi un processo autonomo. (da ''Lo Stato e il Lavoro'', pp. 34-35)
*Non la semplice sottomissione ma l'adesione e il riconoscimento da parte dell'inferiore sono [...] la base fondamentale di ogni gerarchia normale e tradizionale. Non è il superiore che da bisogno dell'inferiore, ma è l'inferiore che ha bisogno del superiore; non è il capo che ha bisogno dei gregari ma è il gregario che ha bisogno di un capo. (da ''Il problema della decadenza'', p. 45)
*Il riconoscere che anche in economia i fattori primari sono i fattori spirituali, che un cambiamento di attitudine, una vera ''metanoia'' è il solo mezzo efficace se si deve ancora concepire un arresto sulla china, ciò va al di là dell'intelletto dei tecnici, giunti a proclamare ormai che «la economia è il nostro destino». Ma dove conduca la via, ove l'uomo tradisca se stesso, sovverta una giusta gerarchia di valori e di interessi, si concentri nell'esteriorità e nella<ref>Nella fonte: della, refuso.</ref> ricerca del guadagno, della «produzione», del fattore economico in genere faccia il motivo predominante della sua anima, lo si sa. Forse il [[Werner Sombart|Sombart]] è colui che meglio di ogni altro ha analizzato tutto il processo. Esso sbocca fatalmente in quelle forme dell'alto capitalismo industriale, in cui si è condannati ad una corsa senza tregua e ad una espansione illimitata del produrre, perché ogni arresto significherebbe immediatamente arretrare, spesso essere scalzati o travolti. Donde dei processi economici a catena che prendono il grande imprenditore anima e corpo, che lo legano più dell'ultimo suo operaio, mentre la corrente, resasi quasi autonoma, trascina con sé migliaia di esseri e finisce col dettar legge a genti o governi. ''Fiat productio, pereat homo''. (da ''Il morso della tarantola'', p. 55-56)
 
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