Julius Evola: differenze tra le versioni

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*È compito della tradizione - lo si ripete - scavare dei saldi alvei, a che le correnti caotiche della vita fluiscano nella direzione giusta. Liberi, sono coloro che assumendo questa direzione tradizionale non la sentono come imposta, ma vi si sviluppano spontaneamente, vi si riconoscono, tanto da attuare quasi con un moto dall'interno la possibilità più alta, "tradizionale", della loro natura. Gli altri, quelli che seguono materialmente le istituzioni, obbedendo, ma senza comprenderle e viverle, sono i sorretti: per quanto privo di luce, il loro ubbidire li porta virtualmente oltre la loro limitazione di individui, li dispone sulla stessa direzione dei primi. Ma per coloro che non seguono né nello spirito, né nella forma l'alveo tradizionale, non vi è che il caos. Sono i perduti, i caduti.
*Poi, si è vista la rivolta dei Comuni e il sorgere delle varie formazioni medievali di una potenza mercantile. La programmazione solenne dei diritti del "Terzo Stato" in Francia costituisce la tappa decisiva cui seguono le varietà della "rivoluzione borghese", cioè appunto della terza casta, cui fanno da strumento le ideologie liberali e democratiche. Corrispondentemente, é caratteristica per questa èra la teoria del contratto sociale: come legame sociale ora non si trova più nemmeno una ''fides'' di tipo guerriero, cioè rapporti di fedeltà e di onore. Il legame sociale assume un carattere utilitario e economico: è un accordo in base alla convenienza e all'interesse materiale - quello, che solo un mercante può concepire. L'oro fa da tramite e chi se ne impadronisce e sa moltiplicarlo  (capitalismo, finanza, trust industriali), dietro la facciata demoratica controlla virtualmente anche il potere politico e gli strumenti di formazione della pubblica opinione. L'aristocrazia cede il posto alla plutocrazia; il guerriero, al banchiere e all'industriale. L'economia vince su tutta la linea. Il traffico con la moneta e con l'interesse, prima confinato nei ghetti, invade la nuova civiltà. Secondo l'espressione del Sombart, nella terra promessa del puritanesimo protestantico, con l'americanismo e il capitalismo, non vive che "spirito ebraico distillato". Ed è naturale che, date queste premesse di congenialità, i rappresentanti moderni dell'ebraismo secolarizzato abbiano quasi visto aprirsi dinanzi a loro, in questa fase, le vie della conquista del mondo. Sono caratteristiche queste espressioni di Karl Marx:"Qual è il principio mondano dell'ebraismo? L'esigenza pratica, il proprio vantaggio. Qual è il suo Dio terrestre? Il denaro. L'ebreo si è emancipato non solo in quanto si è appropriato della potenza del denaro, ma anche in quanto per suo mezzo il denaro è divenuto potenza mondiale. Il dio degli ebrei si è mondanizzato ed è divenuto il dio della terra. Il cambio è il vero Dio degli ebrei."
*Se il vertice delle civiltà tradizionali era costituito dal principio dell'universalità, la civiltà moderna sta dunque essenzialmente sotto il segno di quello del collettivo. Il collettivo sta all'universale come la "materia" sta alla "forma".<ref>{{NDR|[[proporzioni|Proporzione]]}}</ref> Il differenziarsi della sostanza promiscua del collettivo e il costituirsi di esseri personali mediante l'adesione a principi di interessi superiori è il primo passo di ciò che in senso eminente e tradizionale sempre si è inteso per "cultura". Quando il singolo è giunto a dare una legge e una forma alla propria natura sì da appartenere a sé stesso anziché dipendere dalla parte semplicemente fisica del suo essere è già presente la condizione preliminare per un ordine superiore, in cui la personalità non è abolita, ma integrata: e tale è l'ordine stesso delle partecipazioni tradizionali nel quale ogni individuo ogni funzione e ogni casta acquistano il loro giusto senso attraverso il riconoscimento di ciò che è loro superiore e il loro organico connettersi ad esso.
*Per l'accennata azione orientatrice, è bene che tali "testimoni" vi siano, che i valori della Tradizione vengano sempre indicati, anzi in una forma tanto più inattenuata e dura, per quanto più l'opposta corrente acquista forza. Anche se oggi questi valori non possono essere realizzati, non per questo essi si riducono a semplici "idee". Essi sono misure. Qualora anche la capacità elementare di misurare andasse completamente perduta, allora davvero l'ultima notte scenderebbe. Si lascino pure gli uomini del tempo nostro parlare, nel riguardo, con maggiore o minore sufficienza e improntitudine, di anacronismo e di antistoria. Noi sappiamo bene essere, questi, solo gli alibi della loro disfatta. Li si lascino alle loro "verità" e ad un'unica cosa si badi: a tenersi in piedi in un mondo di rovine. [...] Rendere ben visibili i valori della verità, della realtà e della Tradizione a chi, oggi, non vuole il "questo" e cerca confusamente "l'altro" significa dare sostegni a che non in tutti la grande tentazione prevalga, là dove la materia sembra essere ormai più forte dello spirito.
*A lato delle grandi correnti del mondo, esistono ancora individualità ancorate nelle "terre immobili". Sono, di massima, degli sconosciuti che si tengon fuori da tutti i trivi della notorietà e della cultura moderna. Essi mantengono le linee di vetta, non appartengono a questo mondo - pur essendo sparsi sulla terra e spesso ignorandosi a vicenda sono uniti invisibilmente e formano una catena infrangibile nello spirito tradizionale. Questo nucleo non agisce: ha solo la funzione a cui corrisponde il simbolismo del "fuoco perenne". In virtù di essi, la Tradizione è presente malgrado tutto, la fiamma arde invisibilmente, qualcosa connette sempre il mondo al sovramondo. Sono coloro che vegliano.