Stato: differenze tra le versioni

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*Il fine della Chiesa, depositaria unica e suprema della rivelazione, resta in ogni caso quello di riassumere e risolvere la [[politica]] nella [[religione]]. Ma il fine dello Stato, di qualunque Stato degno del nome, è precisamente lo stesso, rovesciato: risolvere la religione nella politica, Dio nell'uomo. Ogni Stato è anche Chiesa; l'autorità politica è necessariamente autorità morale; la storia politica si configura logicamente come «storia sacra». I suoi fini politici sono anche morali e religiosi: comprendono e riassorbono in sé tutta la possibile morale e religione. ([[Giovanni Spadolini]])
*Il «[[totalitarismo]]» e il potere apparentemente onnipervasivo degli Stati di polizia hanno oscurato il fatto che quasi ovunque il potere statale è andato indebolendosi. [...] D'altro canto, l'importanza delle grandi imprese (con la loro connessa «globalizzazione») è ingannevole, perché i loro temporanei manager e amministratori non ne sono i veri proprietari. Essi non costituiscono una nuova aristocrazia, il tipo di aristocrazia che inevitabilmente emerge quando gli Stati s'indeboliscono. Nel nostro futuro c'è un nuovo feudalesimo barbarico; ma la sua ora non è ancora giunta. ([[John Lukacs]])
*L'uomo ha cercato di far dello stato un cuscino per la sua pigrizia, eppure lo stato dovrebbe essere l'opposto. Lo stato è l'armatura dell'attività collettiva, e il suo fine è di rendere l'uomo assolutamente potente non già assolutamente debole, e di trasformarlo nell'essere più attivo non nel più pigro. Lo stato non dispensa l'uomo da alcuna fatica, anzi gliele aumenta all'infinito, non senza aumentargli, certo, infinitamente la forza. La strada della quiete passa soltanto traverso il tempio della attività. ([[Novalis]])
*La base di uno Stato è la giustizia sociale. ([[Ezra Pound]])
*La forza pubblica è la vita e l'anima di ogni stato: non solo l'esercito e la polizia ma le prigioni, i giudici, gli esattori delle tasse, ogni immaginabile artificio di repressione coercitiva. Lo stato è un'organizzazione di violenza, un monopolio di ciò che piace chiamare violenza ''legittima''. ([[John Gardner]], ''L'orco'')