Alan Duff: differenze tra le versioni

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*Ha inizio un ruggito del capo: ''Aa, toi-a mai!'' E trenta voci rispondono: TE WAKA! urlavano al loro capo, incitandolo, all'approdo! Il natante sul quale un tempo i loro antenati andavano alla guerra; e il sangue ancora scorre nelle loro vene feroce di quei geni.<br>Trenta e più gambe destre si alzano sincroniche e poi ''giù'' sul pavimento a scuotere l'edificio tutto. Suuu di nuovo, ''giù'' in un tonfo compatto di piedi nudi e calzati sulle grezze tavole di legno del pavimento. Braccia all'infuori, piedi che scendono, braccia che rientrano, gambe che si alzano. E via e via questo ritmo. Schiocco di mani che schiaffeggiano gomiti, toraci e seni impavidi e cosce, impotenti flessioni muscolari di furia autoindotta. Esplodono le parole: KAMATE! KAMATE! a ogni vero, ogni delirante esternazione chiusa da un'eruzione intrisa di saliva di GUERRA! GUERRA! GUERRA! E inscritto in questo battito (atavico) questo terribile ritmo animale, che è tuttavia di categoria suprema. Ah, era una travolgente, bellissima danza di guerra; come un fottuto balletto classico di fuori di testa, ragazzi; come se fossero affiorati da una palude. (Una palude primeva.) (pp. 158-159)
*Raccontò delle grandi gesta di cavalleria durante le guerre con i primi uomini bianchi: di guerrieri – cioè guerrieri ''maori'' – che di notte tornavano furtivi sul campo di battaglia ad assistere i nemici feriti, a dar loro da mangiare, da bere, persino a consolarli. E il pubblico a fare, Cavoli, fantastico, ma perché? E gli occhi del capo con dentro quel fuoco guerresco a rispondere: Perché il nemico potesse avere ancora forze per continuare a combattere l'indomani mattina. E il pubblico: Ooooh! Con grandi sorrisi. Pensando: Ma noi non lo abbiamo mai saputo.<br>Nessuno ce l'ha insegnato a scuola. Ci hanno insegnato la ''loro'' storia: la storia inglese. Ci hanno costretti a imparare, a memoria, date e nomi di grandi inglesi e di battaglie combattute in un paese in cui nessuno di noi è mai stato né probabilmente andrà mai. E ci hanno bocciato ai loro esami quando non ricordavamo queste date e questi nomi strani e luoghi dalla pronuncia aliena e non hanno mai capito che per ricordare nozioni occurre che per esse ti arda un fuoco nella pancia, come il grande capo qui davanti a noi, o anche solo la comune passione del desiderio di sapere perché, b', sono nozioni che riguardano te, fatti storici personali che si ricordano più facilmente.<br>E il capo metteva in parole i loro pensieri vaghi, offrendo alle loro menti forme che potevano visualizzare: Li abbiamo combattuti a ogni occasione. ''Mai'' ci siamo arresi. Sono venuti su questa terra con le loro regine e i loro re e noi, maori, abbiamo mandato contro di loro il ''nostro'' re. AVETE SENTITO BENE? E la folla tuonò: SÌÌÌÌ!!<br>E quando capirono che mai ci saremmo arresi hanno firmato con noi un trattato. Il Trattato di Waitingi. Avete sentito tutto questo? SÌÌÌÌ!! Sapete tutti di che cosa si tratta? Alcuni risposero che pensavano fosse un accordo tra due popoli per condividere una terra, le sue risorse. ''Da uguali!'' esclamò il loro fiero capo.<br>''Un contratto!'' ERA UN CONTRATTO. Poi silenzio.<br>E solo i colpi di tosse e i sospiri e il fruscio dei movimenti.<br>Te Tupaea davanti a loro, eretto, gambe divaricate, pughi ai fianchi. Un contratto... Bisbigliandolo, cosicché quelli seduti in fondo dovettero chiedere che cos'aveva detto, e subito si spensero i loro mormorii. E Te Tupaea che bisbigliava di nuovo: Che – loro – hanno violato. (pp. 224-225)
*Dolore, disse. I vostri antenati sopportavano il dolore del moko<ref>{{Cfr}} [[:w:en:Tā moko|Tā moko]]</ref>... dolore, popolo mio. Come quello che state provando voi qui dentro, nel cuore. Ma...<br>L'espressione era di sdegno. Esplicito. Ma perché Eppure ''voi'', la maggior parte di voi riuniti qui – ora additando con foga – Avete sopportato il vostro dolore come – come – Dando l'impressione di non riuscire atrovare la parola e non era da lui, questo ormai lo avevano capito. Come schiavi! sibilò.<br>E la folla mandò un sospiro collettivo di sorpresa, persino di lieve indignazione. Aspettò che si spiegasse. Molti cambiarono posizione, come per prepararsi ad alzarsi e andarsene se la spiegazione non fosse stata sufficiente.<br>Birra! esclamò e fu come se avesse sputato la parola. Avete sopportato il vostro dolore solo con il falso coraggio della ''birra''. La parola brutta sulle sue labbra. I suoi occhi che ora dardeggiavano nella folla. Birra.<br>E questa... ''birra'', vi ha spinti a picchiare le vostre mogli, i vostri figli, a rivoltarvi l'uno contro l'altro. E ancora osate chiamarvi ''maori''? Puah! Abbassò in un colpo secco il braccio destro. Non maori. ''Non maori'', spingendo il mento verso il cielo. In segno di rifiuto. Un gesto a dire non ne voglio sapere. (pp. 226-227)
 
===[[Explicit]]===
Dunque ora vai, ragazzo guerriero... tua madre ti vedrà (come tuo padre, ragazzo bambino. E gliela faremo vedere, eh ragazzo? Nella prossima vita gliela faremo vedere...)<br>Le ultime strofe dell'agrodolce inno più solenni del fragoroso commiato dei Brown. E un cielo è rimasto blu. E quell'addensamento di nuvole ha cambiato forma – Oh, ma solo se vai in cerca di spunti di quella sorta.<br><div class="center">{{maiuscoletto|Fine}}</div>
 
==Note==