Vittorio Nisticò: differenze tra le versioni

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==Citazioni su Vittorio Nisticò==
*Gli anni ruggenti isolani hanno perso uno dei protagonisti. È morto a Roma a 89 anni Vittorio Nisticò, storico direttore de ''[[L'Ora]]'', il piccolo giornale palermitano che faceva paura ai boss. Nisticò ha vissuto in prima linea un quarto di secolo di Sicilia. Per raccontare la sua avventura occorre mettere a fuoco la seconda metà del '900. Due uomini silenti si incontrano e si capiscono. Poche parole per nuove speranze. Nasce a Palermo nei primi anni Settanta, in una casa di via Siracusa piena di libri, l'apertura del Pci agli intellettuali, preludio alla svolta che avrebbe portato il partito a uscire dalle sezioni per rivitalizzarsi ovunque, fuori dalla tenda comunista, ci fosse vita, gente, cultura. La casa è quella di Vittorio Nisticò. I due uomini taciturni sono [[Enrico Berlinguer]] e [[Leonardo Sciascia]], che va all' appuntamento nonostante una fastidiosa febbre. Ci sono anche un ritardatario [[Achille Occhetto]], la moglie Kadigia Bove e Angela Fais, la segretaria di redazione, che poco tempo dopo sarebbe morta nel disastro aereo di Montagnalonga. Nisticò, allora single, chiede aiuto alle due donne per improvvisare una frugale cena. Al tempo, il rapporto tra il più forte partito comunista dell'occidente e l'intellighenzia passa attraverso le colonne del battagliero quotidiano della sera, dai titoli cubitali che grondano inchiostro e sangue. ([[Tano Gullo]])
*Nel 1957, io mi inventavo e riciclavo giornalista. Cadevo nelle grinfie di un nevrotico abbarbicato al suo tavolo anche per sedici ore di fila, concentrato, incazzoso, scattante, balbettante per timidezza o per furore, dispensava rabbuffi gelidi o appallottolava e tirava in faccia le due cartelle, mi intimidiva da morire, sempre con un bicchiere di latte sul tavolo, fumando milioni di sigarette, finto distratto, finto arruffone, in realtà, attentissimo vigile appassionato, Vittorio Nisticò, che dirigeva ''[[L'Ora]]'' destreggiandosi tra gli scogli e le secche del merdaio palermitano, che aggrediva la città, frugava nelle sue pieghe, denunciava o blandiva dando voce al lettore inerme e indifeso contro i potenti, coagulando attorno a sé tensioni e buona volontà... ([[Giuliana Saladino]])
*Ora che se n'è andato, ora che i suoi occhietti guizzanti e lucenti sono stati per sempre sigillati dalla morte, la tentazione è quella di parlare della sua tenerezza e della sua caparbietà. Due doti con le quali riusciva a tenere insieme tutti noi, tre generazioni di giornalisti cresciuti alla sua scuola. La scuola de [[L'Ora]], quel quotidiano del pomeriggio, che negli anni della mafia spavalda, seppe diventare a Palermo una fabbrica di coraggio e di controinformazione. Si chiamava Vittorio Nisticò, classe 1919. Lucido, curioso, lettore instancabile di libri e giornali, fino a poche settimane fa si divertiva ancora a dirci perché quel titolo andava fatto così e perché quell'articolo doveva essere scritto in modo diverso e “non con quel linguaggio che mostra solo la pigrizia di chi lo ha scritto”. E sì, per Nisticò il giornalismo stava tutto lì: nella capacità di trovare una notizia, un dettaglio, una fotografia. E non nel lavoro velinaro di chi copia un comunicato della questura o si accontenta di una spiegazione ufficiale, sapientemente distribuita dai palazzi del potere. ([[Giuseppe Sottile]])