Alan Duff: differenze tra le versioni

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*Noi maori ci allenavamo alla schiavitù come quei poveri neri hanno dovuto fare in America. È sorpresa dalla passione, l'emozione che ha nella voce. Eppure a leggere i giornali, alla TV ogni dannato giorno, ti verrebbe da pensare di discendere da un branco di angeli, e che i diavoli sono i pakeha<ref name=pakeha/>. Schiocca la lingua: Come volevasi dimostrare, siamo tutti buoni e siamo tutti cattivi. Pensa, Schiavi... (Come hanno osato crescere mio marito nella convinzione di essere uno schiavo.) (p. 127)
*Ti meravigli che questi ragazzi vengono su con il rancore dentro, eh? C'è forse da meravigliarsi che crescono restando quasi bambini in cuor loro; è perché la gente, gli adulti, la società incasinata da cui escono, non si accorge di loro, non fanno sogni, ''sogni'', per i loro figli; e quando vengono chiusi in questi riformatori perché sono stati cattivi, la gente che ci lavora pensa che la prima e sola cosa che devono fare è raddrizzarli. Dargli una raddrizzata, porca troia. Pure non tratterebbero un cane in quel modo se gli mandassero un cane che è stato preso a calci per tutta la vita, continuando a prenderli a calci ma sotto un nome diverso, e aspettandosi che al cane non venga voglia di morderti. Ti pare? (p. 140)
*Beth tocca il viso (ancora non ci credo) così freddo. Così totalmente, insensibilmente immobile. Ancora nell'incredulità eppure niente potrebbe esserci di più definitivo e assoluto. E uno dei più anziani si alza per pronunciare un altro discorso in una lingua che questa madre non capisce. (Eppure anche lui fa parte di me, della mia eredità; probabilmente siamo parenti. Ma lui parla la sua lingua e io ne capisco solo un'altra. Eppure sono riuniti qui...? per aiutare una madre a dare l'estremo saluto alla figlia tragicamente scomparsa?)<br>Beth non capisce. Né la lingua, né la loro insistenza perché portasse la figlia a casa per un addio appropriato. Beth quasi prova rancore per gli anziani maschi, la loro posizione di privilegio, la loro lingua segreta che conoscono solo loro e pochi altri; ricorda che proprio questo luogo, le sue pratiche culturali sono sempre state un mistero per una ragazza negli anni della crescita: un dominio esclusivo dei maschi. E neanche tutti, solo alcuni. Quelli di certe famiglie. Di discendenza autorevole. E al diavolo tutto il resto, tu sei qui per servirci. Così si sentiva una ragazza. A crescere nella consapevolezza che come donna non avrebbe avuto mai il diritto di parlare in pubblico, come sta facendo ora quell'uomo. (pp. 149-150)
*Comincia a declamare. Matawai lo segue bisbigliando la traduzione... un antenato il cui figlio morì accidentalmente annegato... ne incolpò la moglie, intendeva ucciderla per la sua negligenza... la tribù con lui... che vuole ucciderla. Ma non così il grande capo... dice loro no, devono aspettare... prima discuterne, della vostra ira, e laschiare che il fuoco muoia prima che cominciate a parlare di togliervi i vestiti. Parlarono. Per molti giorni parlarono. Conclusero che era tutta colpa loro... poiché il figlio apparteneva al whanau<ref>{{Cfr}} [[:w:it:Whānau|Whānau]]</ref>, loro come insieme, la responsabilità era tutta loro. Allora il capo domanda loro: Ora ditemi chi muore? (pp. 156-157)
 
==Note==