Georges Rodenbach: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Il [[Beghinaggio di Bruges]]}} Già, qui, il silenzio d'una chiesa; persino il murmure delle tenui sorgenti dell'esterno che sfociano nel lago vi arriva come un sommesso bisbiglio di preghiere; i muri, tutt'attorno, i muri bassi che circondano i conventi, erano bianchi come tovaglie della Sacra Mensa. Nel mezzo un'erba fitta e compatta, un prato di [[Jan van Eyck|Giovanni Van Eyck]], dove pascola una pecorella che pare l'Agnello pasquale.<br>Delle strade recanti nomi di sante o di beati girano, svoltano, s'intersecano, s'allungano, formando un villaggio del Medioevo, una piccola città separata dall'altra città, più morta ancora. Così vuota, così muta, d'un silenzio così contagioso che vi si cammina dolcemente, vi si parla a voce bassa, come in una villa dove c'è un malato.<ref>Da ''Il Béguinage di Bruges'', in ''Bruges la morta'', 1981, traduzione di Antonio Mor, in ''Le più belle pagine delle letterature del Belgio'', a cura di Antonio Mor e Jean Weisberger, Edizioni Accademia, Milano, 1965, pp. 138-141; in ''Letteratura universale'', a cura di Luigi Santucci, vol. XXX: Antonio Mor, Jean Weisberger e Jan Hendrik Meter, ''Antologia delle letterature del Belgio e dell'Olanda'', Fratelli Fabbri Editori, Milano, 1970, p. 43.</ref>
*{{NDR|[[Bruges]]}} ''Noi siamo entrambi la tristezza di un porto, | tu, città, tu, dolorosa sorella, che hai solo | il silenzio e d'antiche alberature il rimpianto; | io che vivo simile a un grande canale morto! | Che importa! nell'acqua vuota meglio si vede tutto il cielo, | tutto il cielo che scende nell'acqua rischiarata, | che scende nella mia vita così pacificata. | Ma non è forse questo l'onore essenziale | – invece dei vascelli irrequieti e vani – | riflettere le grandi nuvole viaggianti, | ripeter come specchio solo le cose eterne, | renderne divino l'abbandono fugace, | e riflettere in miraggio sonoro | la morte del giorno pianta dai bronzi della sera!...''<ref>Le campane che ogni sera invitano alla recita dell'Angelus. {{cfr}} ''Antologia delle letterature del Belgio e dell'Olanda'', p. 45, nota 1.</ref>'' | È per esser così che siamo entrambi degni | della dolce presenza d'un immortale [[cigno]], | il cigno d'un bel sogno guadagnato al silenzio, | che metterebbe in fuga un poco di violenza, | e se laggiù galleggia bello come una palma | sol lo deve al riposo e alla grande calma{{sic|;...}} | cigno bianco, che le meste annoiate città inargenta, | che a volte sui canali tranquilli | il candore arruffa delle morbide penne; | poi, come vela ammainata, la sera, | – sdegnando il viaggio e il mare tempestoso – | sogna con l'ali chiuse covando delle stelle!''<ref>Da ''Bruges'', ''Il regno del silenzio'', 1981, traduzione di Antonio Mor, in ''Le più belle pagine delle letterature del Belgio'',pp. 141-142, in ''Letteratura universale'', a cura di Luigi Santucci, vol. XXX, pp. 44-45.</ref>
 
==[[Incipit]] di ''Bruges la morta''==
Declinava il giorno, oscurava i corridoi della gran casa silenziosa, sospendeva tende di crespo ai vetri.<ref>Citato in Giacomo Papi, Federica Presutto, Riccardo Renzi, Antonio Stella, ''Incipit'', Skira, 2018. ISBN 9788857238937</ref>
 
==Citazioni su ''Musée des béguines''==