Giovanni Pico della Mirandola: differenze tra le versioni

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trasferisco a Giovanni Francesco II Pico della Mirandola, nipote di Giovanni Pico della Mirandola (vedi discussione)
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*La [[cabala]], che per il suo esotismo, per la sua aria di mistero, doveva esercitare tanto fascino, fu in realtà per il Pico soprattutto una conferma e un metodo. Una conferma, perché vi trovò l'estensione al mondo ebraico di un complesso di temi che aveva già sottolineato nel pensiero classico. Un metodo, perché i sistemi di esegesi cabalistica gli permettevano le acrobazie più ardite con tutti i testi, e soprattutto con quelli scritturali. Di quelle che erano le peculiarità specifiche del pensiero cabalistico il Pico non assimilò molto. ([[Eugenio Garin]])
*Pico della Mirandola fu il primo – per quel che mi risulta – che formulò esplicitamente un accostamento del genere. Discutendo della Cabala, nelle sue ''Conclusiones'' e nell<nowiki>'</nowiki>''Apologia'', Pico sostiene che un tipo di Cabala è un<nowiki>'</nowiki>''ars combinandi'', fatta con alfabeti ruotanti, e afferma più oltre che quest'arte è come «quella che si chiama, fra noi, l'''ars Raymundi''», vale a dire l'arte di [[Raimondo Lullo]]. A torto o a ragione, Pico pensava quindi che l'arte cabalistica di combinare le lettere fosse come il lullismo. ([[Frances Yates]])
*{{NDR|[[Epitaffi]]o}} Qui giace Giovanni il Mirandola; il resto lo sanno il Tago, il Gange e forse anche gli Antipodi.
:''Johannes jacet hic Mirandula; caetera norunt | et Tagus et Ganges: forsan et Antipodes.''<ref>Epitaffio sulla tomba in San Marco a Firenze, composto da Ercole Strozzi. V. Giuseppe Fumagalli, ''Chi l'ha detto?'', Milano, Hoepli, 1921, pag. 49. [https://archive.org/details/chilhadettotesor00fumauoft]</ref>
*Si è parlato più volte dell'infatuazione del Pico per la gnosi ebraica, la cabala, la tradizione orale. Complessa mescolanza di motivi disparati, volti a trovare nella Bibbia, attraverso complicati sistemi interpretativi, sensi riposti. La cabala, che ebbe nello ''Zohar'' una sistemazione ricca di splendide immagini, parve al Pico uno strumento adatto per svelare nei testi sacri una visione della vita religiosa intonata all'atmosfera in cui si muoveva, imbevuta di ermetismo e di neoplatonismo. La cabala fu così per lui, non solo la quasi divina conferma delle sue concezioni, ma la maniera per leggere nella Bibbia quelle dottrine che veniva elaborando. ([[Eugenio Garin]])