Isola di Lampedusa: differenze tra le versioni

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*Il premio Nobel agli abitanti di Lampedusa e Lesbo sarebbe una scelta giusta e un gesto simbolico importante. Consegnarlo non a un individuo ma a un popolo. I lampedusani in questi vent'anni hanno accolto persone che sono arrivate, migranti, senza mai fermarsi. Ho vissuto lì un anno e non ho mai sentito da nessuno parole di astio e paura nei confronti degli sbarchi. Le uniche volte in cui li vedo reagire con rabbia è quando ci sono troppe notizie negative associate all'isola: "disastro a Lampedusa", "i pesci che mangiano i cadaveri", "arrivano i terroristi". Quelle sono le cose verso le quali hanno, giustamente, un rifiuto totale. Vorrebbero che tutto si svolgesse senza lasciare traccia mediatica, portando avanti il loro aiuto quotidiano. Ce ne sono tanti che lavorano al Centro d'accoglienza, oggi che gli sbarchi sono procedura istituzionale: la raccolta in mare aperto, l'arrivo al porto e al Centro per l'identificazione. Ma fino a poco tempo fa, quando arrivavano i barconi carichi sulla spiaggia, i migranti erano soccorsi, rifocillati, ospitati. Una volta in centinaia si buttarono in mare per salvare altrettanti naufraghi. [...] Questo stato d'animo appartiene non solo a Lampedusa ma alla Sicilia e i siciliani. Negli ultimi tempi sono arrivate migliaia di persone e non ho sentito nessuno a Palermo o Catania parlare di barriere. Quelle barriere fisiche e mentali che alcuni stati d'Europa innalzano, vergognosamente, oggi. L'accoglienza è la prima cosa che ho imparato dai lampedusani. ([[Gianfranco Rosi]])
*Lampedusa è la porta d'Europa e la base per un ponte tra i continenti. L'isola ha offerto a chi è arrivato, e la sente come seconda patria, il volto migliore dell'Europa. ([[Sergio Mattarella]])
*Lampedusa in sé era stata una delusione, ma era stata anche una conferma. Non c'erano gli immigrati per strada, non c'erano i ghetti. Non era l'isola meticcia che mi aspettavo. Ma c'era qualcos'altro, che mi rafforzava nelle mie convinzioni: quell'armamentario dell'accoglienza, asettico ma efficace, quel meccanismo di gestione consolidato e ripetitivo (molo-CPT {{NDR|Centro di permanenza temporanea }}-nave) rappresentava la logica conseguenza di tutto ciò che avevo visto dall'altra parte del Mediterraneo. Era l'altra faccia dell'esternalizzazione attuata nella riva sud. Lì si bloccavano i migranti, si creavano ghetti che diventavano trappole, si sottoponevano i viaggiatori a un estenuante gioco dell'oca fatto di retate e rimpatri; qui, semplicemente, li si inquadrava in un percorso quasi standardizzato. Un filo rosso univa quanto avevo trovato al di là del mare e quanto trovavo qui, da questa parte, su questo piccolo scoglio che era parte del mio paese. Dopo aver delegato ai paesi terzi la gestione dei flussi, l'Europa delegava ancora: non più agli stati del Nord Africa, ma al suo avamposto estremo, il suo più remoto luogo di frontiera. Era un'esternalizzazione all'interno, il livello finale di una complessa e articolata struttura a strati, di cui avevo appena osservato lo stadio ultimo. Era come la punta di una grande piramide. Con un problema in più: date le condizioni del luogo, considerate le esigenze di una piccola isola che viveva di turismo e aveva paura che l'"emergenza immigrazione" rovinasse la sua fama di paradiso, bisognava fare tutto di nascosto. Si nascondevano gli immigrati, si nascondevano gli sbarchi, si nascondeva il centro di permanenza temporanea, si nascondevano persino le barche che arrivavano. Tutto doveva avvenire in un modo poco vistoso. Tutto doveva essere gestito nella più assoluta discrezione. ([[Stefano Liberti]])
*Lampedusa non è una zattera rocciosa alla fonda in un tratto di mare più vicino all'Africa che all'Europa. È un quartiere di Bruxelles. ([[Claudio Baglioni]])
*{{NDR|Sostenendo il Nobel per la Pace a Lampedusa e Lesbo}} Lo sostengo come abitante di questo mio Paese. Non sarebbe solo un gesto simbolico, ma secondo me anche un riconoscimento concreto, "reale" per quello che gli abitanti di quelle isole del Mediterraneo stanno facendo ogni giorno per la sopravvivenza di altre popolazioni diverse da loro, ma che non per questo considerano "minori". I lampedusani e gli abitanti di Lesbo hanno dimostrato a tutta l'Europa che si può essere solidali e tolleranti con i migranti, che si può accoglierli senza innalzare barriere e senza che per questo la propria vita venga sconvolta. ([[Dario Fo]])