Enrico Deaglio: differenze tra le versioni

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*Le elezioni si svolsero il 3 novembre 2020 e a vincerle furono i democratici, come tutti avevano previsto e come tutto il mondo si augurava. La pandemia aveva convinto gli indecisi ad andare a votare. Un senso di disprezzo circondava Trump: si era dimostrato così inefficiente, così insensibile alle sofferenze, così egoista, così stupido, così arrogante che la prospettiva di averlo tra i piedi per altri quattro anni era considerata un incubo. Tutto questo spinse il popolo americano a votare, nonostante fosse oggettivamente difficile, per la pandemia e per il clima di paura che le milizie pro-Trump – sì, nei suoi quattro anni di potere l'uomo si era guadagnato il sostegno di milizie armate di suprematisti e neofascisti – avevano creato. Le elezioni del 3 novembre mostrarono un'affluenza record e furono un grande successo del Partito democratico, che aveva invitato il suo elettorato a votare per posta, al fine di evitare, per l'appunto, pericoli di contagio e aggressioni da parte delle milizie. Il partito di Joe Biden e Kamala Harris raccolse il maggior numero di voti mai ottenuti nella sua storia, conquistando il consenso nelle città, nei suburbi, tra le donne, tra i giovani, tra le minoranze, tra le persone con un titolo di studio. Si riprese la maggioranza in alcuni stati industriali che quattro anni prima, per pochissimo, erano andati a Trump, e per la prima volta dopo decenni strappò ai rivali alcuni stati dell'Ovest e del Sud come l'Arizona e la Georgia. I repubblicani – caso rarissimo per un partito che aveva la Casa Bianca e il Senato e che era riuscito a cavalcare un periodo di benessere economico – non ce l'avevano fatta a sottrarre nessuno stato alla fazione avversa, e avevano visto il loro presidente soccombere continuamente nei sondaggi.
*La presidenza Trump mi aveva non solo irritato, ma era persino riuscita a mettermi ansia. Quel 6 gennaio me ne stavo davanti al televisore, e potete immaginare quale fosse il mio stato d’animo. Ricordo che i cronisti non sapevano quali parole usare: ''riot'', ''insurrection'', ''storming'', ''anarchy'', e poi il termine che in americano non esiste, ''coup d'état''. Strano, no? Gli americani, che hanno imposto al mondo tutto il lessico moderno, avevano bisogno del francese per dire quello che a loro sembrava impossibile, e per il quale, quindi, non avevano inventato un vocabolo.
 
== ''La zia Irene e l’anarchico Tresca'' ==
 
=== Incipit ===
La «memoria» che qui leggerete e che ho steso in forma cronologica e razionale (da rapsodica e spesso incongrua qual era) mi è stata consegnata dal dottor Marcello Eucaliptus, allo scopo di renderla pubblica. Il materiale che ho ricevuto era eterogeneo; comprendeva appunti, registrazioni audio, fotografie, diari di lavoro, riferimenti personali e sentimentali, accanto a veri e propri «capitoli» strutturati che l’autore penso volesse destinare a un uso commerciale. Incerta la datazione precisa degli avvenimenti narrati, comunque collocabili nei primi anni Venti del ventunesimo secolo.
 
=== Citazioni ===
 
* A proposito: «vidaliano» è un termine in disuso; non esiste più nessuno sul pianeta che si definisca «vidaliano». Però può ancora interessare agli archeologi e agli antropologi: deriva da [[Vittorio Vidali]], comunista nato a [[Trieste]] proprio nel 1900, che girò il mondo suscitando rivolte e rivoluzioni, circondato dall’aura dell’eroe, ma dai suoi nemici considerato il peggior killer che il comunismo abbia mai prodotto, un assassino «per conto di Stalin» che in Spagna, in Messico e in America asciugò centinaia di «nemici del popolo», specie se anarchici e trotzkisti. Ma anche il comunista che salvò Trieste dai fascisti e dai titini e che restituì la città all’Italia.
 
==Citazioni su Enrico Daglio==