Paolo Sarpi: differenze tra le versioni

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===''Historia particolare delle cose passate trà il Sommo Pontefice Paolo V. E la Serenissima Republica di Venetia''===
Paolo V. dalli primi anni della sua pueritia fu dedito e nodrito in quelli studij che non hanno altro per scopo se non l'acquistare la Monarchia spirituale e temporale di tutto il mondo al Pontefice Romano, e avanzando l'ordine clericale sottrarlo dalla potestà e giurisdittione di tutti li Prencipi, inalzandolo anco sopra li Rè, e sottomettendogli i secolari in ogni genere di servigi e commodi.
 
==Scritti filosofici e teologici==
*1. Sappiamo certo e l'essere e la causa di quelle cose di far le quali abbiamo perfetta cognizione; di quelle, che solo conosciamo per esperienza, sappiam l'essere, ma non la causa; conghietturandola poi, cerchiamo solamente quella ch'è possibile, ma tra molte cause, che troviamo possibili, non possiamo certificarci qual sia la vera: il che si vede avvenir nelle descrizioni delle teorie celesti, ed avverrebbe a chi vedesse di prima faccia un orologio.<ref>''[https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1922961 Scritti filosofici e teologici]'', Laterza, Bari, 1951, pagina 3.</ref>
*92. Il senso del tatto non è uno solo. Manifestasi ciò dai membri che servono alla generazione, i quali hanno un modo particolare di sentire, e dalla bocca del ventricolo, che ne ha un altro diverso. Di più questa ha un oggetto particolare, una particolar dilettazione, particolar molestia e quegli un'altra ne hanno. <ref>''[https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1922961 Scritti filosofici e teologici]'', Laterza, Bari, 1951, pagina 27.</ref>
*268. Quello che Aristotele dice dei sogni, cioè talvolta esser causa di altre sintomi, è vero in tutte le divinazioni, perché colui che crede alla divinazione, per quella fede si muove a far cose, delle quali causa ella diviene. Ma dei segni, come li sogni ippocratici, niuno è mai.<ref>''[https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1922961 Scritti filosofici e teologici]'', Laterza, Bari, 1951, pagina 63.</ref>
*389. Se uno vedesse un sol colore, senza distanza né varietà di sito, tanto sarebbe il vedere quant'esser cieco. Non possiamo noi immaginar una figura senza colore, nondimeno un cieco nato se l'immagina; onde si conchiude che, se fossimo assuefatti a metterc'innanzi la specie d'un corpo, come la riceviamo dal tatto, e come dal vedere, non sarebbe la medesima in quanto corpo ancora.<ref>''[https://gutenberg.beic.it/webclient/DeliveryManager?pid=1922961 Scritti filosofici e teologici]'', Laterza, Bari, 1951, pagina 86.</ref>
 
==Citazioni su Paolo Sarpi==