Ferdinando Martini: differenze tra le versioni

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*Anche la [[Aimée-Olympe Desclée|Desclée]], come il Lachambeaudie<ref>Pierre Lachambeaudie (1806 – 1872), scrittore e poeta francese.</ref>, traversò fidente gli oscuri limbi della ''bohème'', cercando con occhio avido la propria stella tra le nebbie degli orizzonti lontani; anch'ella come il Soulié<ref>Frédéric Soulié (1800 – 1847), romanziere e drammaturgo francese.</ref>, lo spirito ingegnoso e laborioso; come lui spese le forze della gioventù a studiare, a interpretare il terrore, la pietà, l'odio, l'amore, la vendetta, tutte le grandi passioni del cuore umano; e come lui morì precocemente, sgomentata forse da quelle indagini paurose, certamente sfinita da quelle stupende interpretazioni: ''Elle nous émus et elle en est morte!<ref>Ci ha commossi ed è morta!</ref>'' (p. 198)
*Quando la signora [[Adelaide Ristori|Ristori]] andò per la prima volta in Francia, i nostri buoni vicini d'oltre Cenisio furono d'accordo, come non sono quasi mai, nell'affermare che a loro spettava il vanto di averla tratta dalla oscurità nella quale languiva per l'infingarda noncuranza degli Italiani. Andrea Maffei, che sapeva come le cose stavano, salutando a quel tempo l'attrice illustre, ammoniva:
:''I plausi nostri | t'erudir nell'agone ov'ora imprimi | solitarie vestigia e siedi in trono ; | Nono, la Senna non fu ; noi fummo i primi | Aa cingerti, o gran donna, il serto e gli ostri | Didi cui l'onda superba a te fa dono''. (p. 199)
*La Desclée usì dal Conservatorio nel 1855 attrice fredda, compassata, piena di pregiudizi, paurosa di ogni originalità, persuasa che l'eccellenza dell'arte stava tutta nella scrupolosa imitazione del maestro {{NDR|di recitazione Beauvallet}}.<br>Come rideva, molto tempo dopo, di quei suoi primi scrupoli, di quelle sue paure giovanili! Con {{sic|quanto}} profonda convinzione ripeteva la sentenza del Baron<ref>Michel Baron, pseudonimo di Michel Boyron (1653 – 1729), attore e drammaturgo francese.</ref>: «''a recitare non s'insegna!''» (pp. 202-203)
*Curiosa indole quella della Desclée; indole di artista che per un nulla s'accascia a un tratto, a un tratto per un nulla s'esalta; sfida la tempesta, e alla brezza si piega; e nello sconforto e nell'entusiasmo si consuma del pari. Il volgo giudica severamente queste nature singolari, perché le giudica a casaccio; e non pensa che gli artisti quando sono tali davvero, soffrono d'un male che è necessaria condizione della loro vita: il male della fantasia. (pp. 209-210)