Stefano D'Arrigo: differenze tra le versioni

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===[[Incipit]]===
Il sole tramontò quattro volte sul suo viaggio e alla fine del quarto giorno, che era il quattro di ottobre del millenovecentoquarantatré, il marinaio [[nocchiero]] semplice della fu regia Marina 'Ndrja Cambrìa arrivò al paese delle Femmine, sui mari dello [[Scilla|scill]]'e [[cariddi]].<br>
{{NDR|citatoStefano in [[Fruttero & Lucentini]]D'Arrigo, ''ÍncipitHorcynus Orca'', Mondadori, 19931975}}
 
===Citazioni===
*Inattesa, come per conto suo, la lagrima gli sgocciolava sul ciglio come lo stillare di un lontano pianto, segreto anche a lui: [...]in quell'attimo, il brillio che mandavano le pupille, s'appannava e annacquava, quasi che la lagrima cadesse ancora dentro il vecchio, in una tazzina di porcellana dove si conservava per essere usata ancora, perché anche quella sorgente si essicca col tempo in un vecchio, le [[lacrima|lagrime]] viavia la vita le dilapida, la vita si essicca per la morte. (1975)
*L'[[Inferno]] si faccia conto, è quell'isola maceriata e persa, la [[Sicilia]]. (1975)
*Non c'è lido più lontano di quello dove non si approda. (1975)
*Gli sonava strana, st'inchiavatura di voce tutta ammastriata: perché non aveva senso, nessunissimo senso, marcargli e rimarcargli, anzi addirittura sillabargli allo scagnozzo, una per una, le parole che lui stesso aveva allora finito di dire in risposta alle domande a entrare e uscire di don Luigi. (1975)
*{{NDR|aA proposito delle fere trentenarie (i delfini più vecchi)}}... andavano incontro a [[Isola di Vulcano|Vulcano]] dalla parte di ponente, quella parte che col resto dell'isola è come l'[[Inferno]] con [[Paradiso]]: col mare pullulante di soffioni bollenti; con rocce e scogliere, tutte pietre di zolfo, d'un giallore crudo, abbagliante, che dalle pareti rimanda, come da colossali specchi, il sole tutt'intorno, verso il mare e contro la nera montagna conica; e con la riva, infine, pericolosa e impraticabile non meno del mare, traforata di focolai sulfurei e fumigante di vapori irrespirabili. (2019, p. 158, 2019)
{{NDR|Stefano D'Arrigo, ''Horcynus Orca'', Mondadori, 1975.}}
*La fera ha l'intimo malvagio, pessimo, si era sempre sentito dire. Ma chi può conoscere l'intimo di una fera? Chi l'aveva mai conosciuta nell'intimo questa fera che si va a nascondere con la sua morte, quando giudica che la vita non le è più confacente, cosa che nemmeno i meglio cristiani? questa fera che, quando le pare tempo, arma, e non vista, senza piantolini né farse, parte e se ne va difilata al suo cimitero e lì si getta nel fuoco per farsi incenerire e così facendo, leva dalla circolazione quella carogna del suo corpo? questa fera che vi mostra che la sua paura non è di morire, ma di essere morta, di diventare carogna, e di questo solo si fa scrupolo e mostra terrore? questa 'fera che fa l'eroica, c'è poco da dire, per qualcosa che non le potrà mai dare un tornaconto perché è cosa simbolicissima? questa fera che fa tutto quello che nella vita ha schifato: fare l'eroica e fare la simbolica, questa fera che non sopporta l'idea dello spettacolo che potrebbe dare da morta, l'idea che il suo corpo andrebbe incarognendosi maremare? questa fera, una fera di così delicato sentire, che se la sbriga tutta da sé quella grossa faccenda strettamente personale, e se ne va al suo nascosto cimitero, a morire anticipata per un proforma di pudore e decenza, verso di sé e verso gli altri, una fera così si poteva dire onestamente che la conoscevano all'intimo? Questo era il punto. (2019, p. 162, 2019)
*{{NDR|a proposito delle fere trentenarie (i delfini più vecchi)}}...andavano incontro a [[Isola di Vulcano|Vulcano]] dalla parte di ponente, quella parte che col resto dell'isola è come l'[[Inferno]] con [[Paradiso]]: col mare pullulante di soffioni bollenti; con rocce e scogliere, tutte pietre di zolfo, d'un giallore crudo, abbagliante, che dalle pareti rimanda, come da colossali specchi, il sole tutt'intorno, verso il mare e contro la nera montagna conica; e con la riva, infine, pericolosa e impraticabile non meno del mare, traforata di focolai sulfurei e fumigante di vapori irrespirabili. (p. 158, 2019)
 
*La fera ha l'intimo malvagio, pessimo, si era sempre sentito dire. Ma chi può conoscere l'intimo di una fera? Chi l'aveva mai conosciuta nell'intimo questa fera che si va a nascondere con la sua morte, quando giudica che la vita non le è più confacente, cosa che nemmeno i meglio cristiani? questa fera che, quando le pare tempo, arma, e non vista, senza piantolini né farse, parte e se ne va difilata al suo cimitero e lì si getta nel fuoco per farsi incenerire e così facendo, leva dalla circolazione quella carogna del suo corpo? questa fera che vi mostra che la sua paura non è di morire, ma di essere morta, di diventare carogna, e di questo solo si fa scrupolo e mostra terrore? questa 'fera che fa l'eroica, c'è poco da dire, per qualcosa che non le potrà mai dare un tornaconto perché è cosa simbolicissima? questa fera che fa tutto quello che nella vita ha schifato: fare l'eroica e fare la simbolica, questa fera che non sopporta l'idea dello spettacolo che potrebbe dare da morta, l'idea che il suo corpo andrebbe incarognendosi maremare? questa fera, una fera di così delicato sentire, che se la sbriga tutta da sé quella grossa faccenda strettamente personale, e se ne va al suo nascosto cimitero, a morire anticipata per un proforma di pudore e decenza, verso di sé e verso gli altri, una fera così si poteva dire onestamente che la conoscevano all'intimo? Questo era il punto. (p. 162, 2019)
== Bibliografia ==
*Stefano D'Arrigo, ''Horcynus Orca'', Edizione BUR RizzoliMondadori, 2019 ISBN 978-88-17-09342-21975.
{{NDR|*Stefano D'Arrigo, ''Horcynus Orca'', MondadoriRizzoli, 19752019.}} ISBN 978-88-17-09342-2
 
==Altri progetti==
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[[Categoria:Scrittori italiani|D'Arrigo]]
[[Categoria:Poeti italiani]]
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