Edmondo Berselli: differenze tra le versioni

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*Vincere il [[Campionato mondiale di calcio|mondiale]]. Inutile aggiungere altre specificazioni. Il Mondiale è il Mondiale. Non è un campionato, non è un torneo. È un assoluto. Quando l'arbitro fischia la fine dell'ultima partita, sembra che la vittoria non appartenga soltanto ai giocatori che hanno giocato sul campo, al commissario tecnico, ai dirigenti calcistici, allo staff azzurro. Si ha la sensazione che il successo sia stato conseguito con uno sforzo corale, attraverso un impegno collettivo che ha coinvolto tutta la società italiana, quasi senza eccezioni. Per questo alla fine si è stremati ed euforici tutti. Perché il Mondiale lo si vince ogni morte di Papa.<ref name=atlante>Citato in ''Una vittoria mondiale che fa bene anche al Paese'', ''Atlante de la Repubblica'', 2006, p. 3.</ref>
*I successi nel calcio non cambiano l'andamento dell'economia o l'efficienza della burocrazia. Eppure, quell'euforia che accompagna una vittoria rappresenta un momento di coesione, in cui si rafforza l'idea che possiamo farcela, che quando l'emergenza lo impone siamo in grado, tutti, di giocare e lottare per uno scopo.<ref name=atlante/>
*Nei primi tempi della Rai, la [[Tv dei ragazzi|TV dei ragazzi]] non era una parte residuale nel palinsesto dell'unico canale pubblico. Anzi, la tv nazionale si caratterizzava per un'offerta molteplice rivolta a settori specifici di spettatori: al pubblico generalista con gli sceneggiati come ''Una tragedia americana'', all' Italia premoderna con il programma pedagogico ''Non è mai troppo tardi'' del maestro Manzi, e ai giovani o giovanissimi con lo spazio intitolato ''La tv dei ragazzi''. Ma forse sarebbe sbagliato considerare la Tv dei ragazzi semplicemente uno "spazio". La televisione-contenitore non era ancora stata inventata. Era invece un vero e proprio appuntamento quotidiano. Qualcosa che interrompeva lo studio e talvolta radunava gruppi di amici. I pomeriggi si qualificavano nell'immaginario infantile (e non soltanto infantile) di massa per telefilm come ''Avventure in elicottero'', o per le serie di ''Rintintin'' e di ''Lassie''.<ref name=Berselli>Da ''[https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/02/15/cosi-si-spegne-la-televisione-dei-ragazzi.html Così si spegne la televisione dei ragazzi]'', ''repubblica.it'', 15 febbraio 2010.</ref>
*Forse il segreto della Tv dei ragazzi era la combinazione, potremmo dire con il lessico di oggi, di fiction e di programmi in diretta. Intere generazioni sono cresciute aspettando la puntata settimanale della saga di ''Ivanhoe'', interpretata da un giovane e atletico [[Roger Moore]]; mentre la domenica era monopolizzata da [[Giovanna, la nonna del Corsaro Nero]], uno sceneggiato musicale vagamente salgariano, scritto da Vittorio Metz e interpretato fra gli altri da Giulio Marchetti e [[Pietro De Vico]], di cui furono realizzate tre serie a partire dal 1961 (per inavvertenza, tutte le puntate furono cancellate, e quindi non esiste traccia di questa serie di eccezionale successo popolare). La Nonna era interpretata da [[Anna Campori]], la sigla è ancora nella memoria di molti: «Un doppio urrah per Nonna Sprint, la vecchia ch'è più forte di un bicchiere di gin...». Qualcosa si può trovare su YouTube, ma si tratta di pochi frammenti.<ref name=Berselli/>
*Il senatore [[Marcello Dell'Utri|Dell'Utri]] è un vero bibliofilo. In quanto tale, non si fa scappare niente: libri falsi, libri tarocchi, libri farlocchi. Aveva cominciato con i diari di Benito Mussolini, autentica araba Fenice letteraria del Novecento, comprati attraverso transazioni complicate: meritevoli comunque di una memorabile, in quanto breve e definitiva, demolizione filologica di Luciano Canfora. Ma uno non è un bibliofilo per nulla, non si ferma di fronte a certe inezie. Dell'Utri è andato in giro per l'Italia a presentare i presunti diari del cavalier Benito, in mezzo a radunate di gente nostalgica che godeva al pensiero che Mussolini non fosse così fesso. Incoraggiato dai successi di pubblico, se non proprio di critica, Dell'Utri ha recuperato il capitolo mancante del Petrolio di Pier Paolo Pasolini. Libro forse ancor più misterioso dei diari di Mussolini, libro misteriosissimo. Che nei suoi capitoli più misteriosi potrebbe rivelare sviluppi singolari sulla morte di Enrico Mattei, e forse sul ruolo avuto nella vicenda da Eugenio Cefis. Ma si sa che il [[petrolio]] è materia grassa, è una possibile macchia antiecologica che imbratta le pagine. Sicché l'ultimo capitolo dell'opus magnum pasoliniano, grazie a Dell'Utri, potrebbe rivelare un libro unto. Petrolio, senatore, una macchia nera nella letteratura italiana!<ref>Da ''[http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/03/06/il-petrolio-di-dell-utri.html Il petrolio di Dell'Utri]'', ''la Repubblica'', 6 marzo 2010.</ref>
*[[Silvio Berlusconi|Berlusconi]] ha ragione: come è possibile che, possedendo tutto, gli sia impossibile controllare tutto ciò che possiede o crede di possedere in virtù del voto popolare, compresi i processi e le inchieste giudiziarie? E come mai non è possibile, da parte sua, padrone assoluto dei media, controllare il sistema televisivo e i programmi politici di approfondimento e di dibattito? Che ci sta a fare l'Agenzia per le comunicazioni, se non esegue i comandi che vengono dall'alto? Naturalmente Berlusconi ignora, volutamente, la complessità del sistema della comunicazione pubblica. Ai suoi occhi basterebbe una telefonata all'Innocenzi di turno per stroncare un programma come quello di Michele Santoro (o come il salotto di Floris o della Dandini), considerato da mesi una delle «fabbriche di odio» nei confronti del premier e del Popolo della Libertà. È una situazione disperata, quella di Berlusconi, che lo induce a gesti disperati, o almeno terribilmente disinibiti, nel senso che fanno a pezzi il tessuto generale delle istituzioni del nostro Paese. Il "padrone" non riesce più a comandare, il suo partito si sta sfaldando, e i vari cacicchi cercano un'area di autonomia personale e politica. Berlusconi teme una "sindrome francese" e una sostanziale non vittoria alle elezioni regionali. Paradossale situazione del padrone che non riesce a spadroneggiare fino in fondo, pur cercando di farlo in tutti i modi. C'è una contraddizione intrinseca nell'azione di Berlusconi, e la formula proprietaria o "padronale" la riassume tutta, senza risolverla. Ma la questione è: in una democrazia può il capo del governo rivolgersi come un padrone alle autorità di garanzia?<ref>Da ''[http://www.repubblica.it/politica/2010/03/17/news/la_sindrome_del_padrone-2706562/ La sindrome del padrone]'', ''Repubblica.it'', 17 marzo 2010.</ref>