Nigel Kneale: differenze tra le versioni
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===''Seconda puntata''===
*{{maiuscoletto|Briscoe}} (''sottovoce''): La pressione sanguigna... è incredibilmente bassa. Polso, temperatura, riflessi, lo stesso.<br>{{maiuscoletto|Quatermass}}: Era in perfetta forma prima del decollo?<br>{{maiuscoletto|Briscoe}}: Sì.<br>{{maiuscoletto|Quatermass}}: Forse gli effetti dell'
*{{maiuscoletto|Quatermass}}: Che cos'è?<br>''Briscoe l'annusa''<br>{{maiuscoletto|Briscoe}}: È una sostanza collosa, quasi solida... Una specie di gelatina.<br>{{maiuscoletto|Patterson}}: Ho provato in punti diversi. Questa roba è dappertutto, dietro tutti i pannelli. Come se... (''Si guarda intorno''.) Come se una forza centrifuga l'avesse fatta penetrare lì dentro da qui.<br>{{maiuscoletto|Quatermass}}: Ce n'è molta?<br>{{maiuscoletto|Paterson}}: Sì. (''Nella sua voce si avverte la paura''.) Che cosa... Che cos'è successo, qui dentro?
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*Il semplice fatto di prendere una decisione era uno stimolante, scoprì Quatermass. Decidere significava agire, far scorrere adrenalina. A meno che non fosse il contrario: l'adrenalina si metteva in moto per la paura, e questo provocava la decisione. Causa ed effetto, effetto e causa. Non importava. Per la prima volta da tanti anni, si trovava al comando di una stuazione. (p. 88)
*— Tutti questi anni...<br>— Anni mostruosi. Abbiamo cominciato col distruggere le cose, poi siamo passati a distruggere le persone. Abbiamo cercato di inventare spiegazioni, ma abbiamo trovato solo scuse. I difetti del sistema, le contraddizioni della società! Balle inventate da cretini per altri cretini, da digerire prima che qualcuno li uccidesse o rapisse o...<br>— Potrebbe essere stato quello!<br>— Certo che è stato così. — <br>Annie lo guardò: la voce di Quatermass era eccitata. Anche il suo viso era stravolto. Non la sentiva più.<br>— Stava arrivando — sussurrò Quatermass. Lei non riusciva quasi a sentirlo. — Centrava il bersaglio.<br>— Cosa?<br>— E tutti questi anni non sarebbero nulla... Solo lo stadio finale... Se venisse da molto lontano... Dovrebbe sondare, provare, cercare. Cos'hai detto? Cosa gli ha preso? Non capisci?<br>Per poco lei non urtò contro la siepe.<br>— Vuoi dire che è stato tutto provocato? È questo che vorresti...<br>— Una forza immensa. Si è avvicinata per decenni. Decenni per noi, ma solo poch secondi su un'altra, inconcepibile scala temporale.<br>Annie continuò a guidare in silenzio, cercando di assimilare l'idea. Quatermass corrugava la fronte, si mordeva le labbra, come se il suo cervello stesse febbrilmente studiando, valutando le prove.<br>— Non voglio crederci — disse lei. — È ancora peggio.<br>— Supponiamo, supponiamo, supponiamo! Colpirebbe gli organismi umani più vulnerabili, quelli di formazione più recente, i più giovani. E cosa hanno sempre detto? Hanno detto che non li capivamo...<br>— Sì, certo! Fobie ossessive!<br>— Credi? — Quatermass si stava frugando in tasca. — O magari sentivano qualcosa che noi non sentivamo? Ed erano rabbiosi con noi proprio per quello? (pp. 93-94)
*Quatermass era ubriaco. O quasi. Era stato uno sbaglio finire in quel maledetto pub col vecchio Trethearne, dato che nelle sue intenzioni c'era una conversazione seria. E il sistema di guida di un razzo era una faccenda serissima. Il loro progetto era giunto a un punto critico. E se non riuscivano a trovare la soluzione giusta, quell'aggeggio maledetto non sarebbe servito nemmeno per trasportate la posta da Londra a New York.<br>Ma Trethearne si rifiutava di prendere Quatermass sul serio. Continuava a ridere da dietro il bicchiere e a dire cose come: — Bernard, non fare il ragazzino! Non puoi
*Il [[passato]] è più importante.<br>L'aveva detto lei, la Clare di Joe Kapp, citando qualcuno. E lui aveva ribattuto di no, pensando che non avrebbe dovuto esserlo. Ma lo era. Dopo tutto, il passato era quello di cui era fatta una persona, lo scheletro della sua vita. (p. 125)
*— Una volta — disse lentamente Arthur — ho letto in un libro che possono esistere molti. Centinaia di migliaia di pianeti.<br>Vero, certo. Ma solo a livello di speculazione matematica, di gioco con fattori casuali e probabilità. Il libro che aveva letto Arthur, probabilmente, era una delle solite porcherie con le copertine sgargianti che si trovavano a chili nelle edicole delle stazioni ferroviarie, il cui contenuto era un ammasso confuso di magia, UFO, piramidi egiziane, mostri di Loch Ness, Bibbia e percezioni extrasensoriali, quasi che fosse possibile cucire assieme tutti quegli argomenti. Come spiegare che se nell'universo esistevano quelle centinaia di migliaia di pianeti, sarebbero stati tutti diversi l'uno dall'altro? Distanza dal sole, pressione, atmosfera: innumerevoli criteri andavano soddisfatti prima che un nucleo di materia potesse trasformarsi in quella che si definisce vita, o magari in un semplice filo d'erba. Senza dubbio, nel libro di Arthur era tutto più semplice. (p. 130)
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