Romano Bilenchi: differenze tra le versioni

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===Excipit===
Lo invitarono a dare la consegna dei registri nella fabbrica dei Belli, i quali insieme con lo zio avevano deciso di prendere l'officina e tenere lo Zani impiegato. Marco vi andò in compagnia di Andrea. A un tratto Marco disse: « Voglio lo stipendio di questo mese ». Gli altri lo guardarono ironicamente. Uno dei Belli gli si precipitò contro gridando: « L'avesse fatto a me quello che ha fatto allo Zani... ». Ma non finì la frase perché Marco lo respinse con violenza. E fissando lo zio, sbiancato nel volto, gli disse: «Siete in cinque contro uno e tu, porco, ricordati ciò che ti disse mio padre sul letto di morte. Ma per te ho questa » ed estrasse la pistola. Andrea si scagliò su Marco e lo trascinò fuori. Sulla piattaforma di asfalto che serviva per il carico delle merci, si fermarono. Marco si sentiva esausto. Le lampadine gettavano sull'asfalto nero cerchi di luce che a Marco sembravano macchie di sangue.<br>
« Perché non me l'hai fatto ammazzare? » disse a Andrea. « Ma gli sparerò quando passerà di qui. »<br>Andrea cercava di calmarlo. « Pensi a sua madre » disse.<br>« Mi ci ha messo lei in questo pasticcio. »<br>« Pensi alla sua fidanzata. È tanto giovane e ricomincerà da capo. Magari nella sua piccola città, che è piccola sì, ma ricca e piena di industrie. Un giorno verrò a trovarla. Conosco il Gigli e andremo a salutarlo. »
 
Si trovarono lontani dall'officina: ridevano e facevano progetti per andare insieme a lavorare altrove.
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===Excipit===
All'improvviso Marco ricordò la domanda che gli aveva rivolto Giuseppe dopo i combattimenti contro i tedeschi e la liberazione di M...: « Quanti morti avete avuto? », e la sua risposta che ora sillabava lentamente: « Ma perché ci debbono essere sempre dei morti? ». E rivide il rapido sguardo ironico e insieme doloroso dell'amico.
 
==Citazioni su Romano Bilenchi==
*''Il bottone di Stalingrado'' ricapitola definitivamente ogni immagine di romanzo politico sostenuta, e oppugnata, negli ultimi quarant'anni — voglio dire che liquida, in un atto fulmineo di delibazione immaginaria, gli innumerevoli romanzi del genere che sono stati scritti o che sarebbero potuti essere scritti; li liquida, chiudendone una volta per tutte la necessità e la suggestione. Si capisce che questo « mai più» avviene, ed ha valore, all'interno del particolare sistema espressivo che è la narrativa di Bilenchi; ma in quel preciso istante, come ogni gesto scrittorio, ha una portata assoluta.<br>Si può dire così: nel Bottone, Bilenchi ha condotto a termine (ad evidenza) un'esperienza che restava latente in alcune zone del suo lavoro letterario pregresso. Resta che la logica interna all'opera di questo compimento d'esperienza conforta la pregiudiziale di omogeneità da cui sono partito. ([[Giuliano Gramigna]])
 
==Bibliografia==