Edgar Morin: differenze tra le versioni

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*Quando parlo di [[complessità]], mi riferisco al significato elementare della parola latina ''complexus'', "ciò che è tessuto insieme". I componenti sono diversi, ma occorre guardare all'intera figura come un arazzo. Il vero problema (della riforma del pensiero) è che abbiamo imparato troppo bene a separarci. Meglio imparare a relazionarsi. Relazionarsi, intendo dire non solo stabilire una connessione da un estremo all'altro, ma stabilire una connessione che sia ad anello. Inoltre, nella parola "relazione", c'è il "re": è il ritorno del ciclo su sé stesso. Ma il ciclo è autoproduttivo.
:''Quand je parle de complexité, je me réfère au sens latin élémentaire du mot "complexus", "ce qui est tissé ensemble". Les constituants sont différents, mais il faut voir comme dans une tapisserie la figure d’ensemble. Le vrai problème (de réforme de pensée) c'est que nous avons trop bien appris à séparer. Il vaut mieux apprendre à relier. Relier, c’est-à-dire pas seulement établir bout à bout une connexion, mais établir une connexion qui se fasse en boucle. Du reste, dans le mot relier, il y a le "re", c’est le retour de la boucle sur elle-même. Or la boucle est autoproductive.''<ref>Da ''La stratégie de reliance pour l’intelligence de la complexité'', citato in ''Revue internationale de systémique'', vol. 9, n° 2, 1995.</ref>
*Vi sono due difficoltà preliminari quando si voglia parlare di complessità. La prima sta nel fatto che il termine non possiede uno statuto epistemologico. Ad eccezione di [[Gaston Bachelard|Bachelard]], i filosofi della scienza e gli epistemologi lo hanno trascurato. La seconda difficoltà è di ordine semantico. Se si potesse definire la complessità in maniera chiara, ne verrebbe evidentemente che il termine non sarebbe più complesso.<ref name=Bocchi>Da ''Le vie della complessità'', in ''La sfida della complessità'', a cura di Gianluca Bocchi e Mauro Ceruti, Bruno Mondadori, 2007.</ref>
*Nel campo della complessità vi è qualcosa di ancor più sorprendente. È il principio che potremmo definire ologrammatico. L'[[ologramma]] è un'immagine fisica le cui qualità (prospettiche, di colore ecc.) dipendono dal fatto che ogni suo punto contiene quasi tutta l'informazione dell'insieme che l'immagine rappresenta. E nei nostri organismi biologici, noi possediamo un'organizzazione di questo genere: ognuna delle nostre cellule, anche la cellula più modesta come può essere una cellula dell'epidermide, contiene l'informazione genetica di tutto il nostro essere nel suo insieme. Naturalmente solo una piccola parte di questa informazione è espressa in questa cellula, mentre il resto è inibito. In questo senso possiamo dire non soltanto che la parte è nel tutto, ma anche che il tutto è nella parte.<ref name=Bocchi/>
 
==''Dove va il mondo?''==