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*È un incanto sempre nuovo per me, contemplare il cielo stellato, e non ho da rimproverarmi d'aver fatto un solo viaggio, neanche una semplice passeggiata notturna, senza pagare il tributo d'ammirazione che devo alle meraviglie del firmamento. ([[Xavier de Maistre]])
*''I cieli erano chiari, alti e distesi | Molti erano gli occhi delle stelle.'' ([[Anonimo]] hawaiano)
*''I cieli narrano la gloria di Dio, | e l'opera delle sue mani annunzia il firmamento.'' ([[Davide]], ''[[Salmi]]'')
*L'idea {{NDR|nella ''[[Genesi]]''}} che i pianeti e le stelle, mobili o immobili, rimanessero fissati al firmamento del cielo, come gli uomini o i palazzi alla superficie della terra, era comune ed ovvia nella scienza astronomica degli antichi popoli orientali. Ma inoltre i Babilonesi credevano, che gli astri tutti quanti fossero sede e figura di altrettanti Dii maggiori o minori, viventi analogamente agli uomini, re o sudditi, una vita divina loro propria, e fornita di una propria storia. Questa storia i Babilonesi pretendevano, per divina rivelazione, di poter narrare, e lo facevano con la serie numerosa e complicata dei loro poemi sacri mitologici, in parte giunti fino a noi e solo nell'età nostra interpretati. La vita e la storia degli dii astrali credevano i Babilonesi e in genere gli antichi popoli orientali [...] che, per il naturale dominio degli Dei sugli uomini, avesse a servire di norma e principio – il ''Fatum'' dei Greci e Latini – della vita umana, e così gli astri erano altrettanti ''segni'' astrologici della storia terrena. Non occorre meravigliarci che il sacro scrittori siasi espresso con gli imperfetti concetti scientifici del tempo suo, ma piuttosto bisogna ammirare la sapienza e prudenza con cui egli coordina tutta l'astrologia del suo secolo all'idea centrale di Dio creatore, e così la mantiene nei veri e puri limiti dell'astronomia. ([[Salvatore Minocchi]])
*''Lodate il Signore nel suo santuario, | lodatelo nel firmamento della sua potenza.'' (''[[Salmi]]'')
*''Ma io continuo a sognare negli occhi tuoi belli | che sono blu come un cielo trapunto di stelle.'' ([[Domenico Modugno]])
*Nel concetto cosmologico degli antichi popoli orientali (Indiani, Babilonesi, Persiani, Egiziani) [...] il ''cielo'' (ebr. ''samaím'', ''altezze'', forma anomala di plurale con apparenza di duale) consideravasi costituito da un'immensa volta di materia trasparente e durissima, come cristallo e zaffiro (Isaia, 40, 22), fondata su colonne solidissime (Job, 26, 11) quali le più alte montagne della terra, e paragonabile da un Semita alla distesa superiore della sua tenda di pelli, entro e sotto la quale egli abita (Sal. 104, 2). Questa volta fra gli Ebrei era detta ''raqîa'', ''firmamento'' [...] che a lettera si renderebbe ''esteso'', con allusione all'opera del fabbro ferraio che a colpi di maglio ''distende e lamina'' ad usi vari i pezzi di metallo grezzo e massiccio. Il ''raqîa'' è come situato fra mezzo alle acque dell'Oceano universale, che avvolge la terra e cielo, e sul quale misteriosamente cielo e terra in modo fisso e stabile possano, come un'immensa nave. Perciò una parte di esse acque resta al di sopra del cielo, e una porzione di sotto costituisce i fiumi e il mare che cinge tutto'intorno la terra. ([[Salvatore Minocchi]])