Antico Egitto: differenze tra le versioni

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*{{NDR|Gli egizi}} avevano osservato che l'anima di ciascun [[animale|animale]], non appena sciolta dal corpo, era razionale, conoscitrice del futuro, capace di vaticinare e di fare tutto ciò che anche l'uomo, libero dal corpo, poteva fare. Perciò, giustamente, li onoravano e [[vegetarianismo|si astenevano dal cibarsi di essi]] per quanto potevano. ([[Porfirio]])
*Di primo acchito, la civiltà egiziana dà l'impressione di un insieme coerente, cui una durata fuori dell'ordinario conferisce un posto del tutto particolare nella storia dell'umanità. Essa sembra apparire, già formata, verso la metà del IV millennio a.C., per dissolversi soltanto alla fine del IV secolo d.C., e questi circa quaranta secoli lasciano l'impressione di una stabilità immutabile, raccolta intorno ad una istituzione politica che nulla, neppure le invasioni, ha mai messo in crisi. ([[Nicolas Grimal]])
*Gli [[Egizi]] possono essere considerati come quel popolo presso il quale lo spirituale si separa dal corporeo. Presso di loro comincia la negatività interna; la differenza dello spirito si fissa di contro al corporeo. Essi per primi affermarono che l'anima è immortale, si separa dal corpo. Questa separazione determina anche il rapporto dell'architettura, che ora diventa il corpo per quell'anima immortale. Le tombe racchiudono in sé questa separazione; l'architettonico si finalizza a qualcosa che è significativo per sé, per qualcosa di soggettivo. Qui hanno il loro luogo le tombe e le piramidi. Queste ultime sono cristalli, che albergano al loro interno uno spirito defunto. Hanno camere e corridoi, qualcosa di simbolico, che in parte rappresenta le strade che l'anima deve percorrere. Tali tombe possono essere considerate simili a quel che noi ci rappresentiamo come tempio: le tombe sono sempre venerate come santuario. ([[Georg Wilhelm Friedrich Hegel]])
*Infatti non soltanto tra gli Egizi e i Siriani, ma anche tra gli Elleni c'era un elemento di santità nell'astenersi dal mangiare pesce. ([[Plutarco]])
*Ma gli antichi egizi credevano che si potesse creare un [[profumo]] assolutamente al di fuori del comune, aggiungendo solo una nota in più una sorta di essenza decisiva, che avrebbe risonato e dominato su tutte le altre. Un'antica leggenda narra che fu rinvenuta un'anfora dentro l'antica tomba di un faraone, dicono che quando venne aperta si sprigionò una fragranza che dopo tutti quegli anni era rimasta intatta, un profumo di una soave bellezza, ma così potente che anche solo per un fugace momento qualunque persona lo annusasse pensava di trovarsi in paradiso. (''[[Profumo - Storia di un assassino]]'')