Calcio (sport): differenze tra le versioni

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*Non mi sta bene che siamo tutti qui ad aspettare un calciatore, cioè un inutile, d'accordo... un semplice intrattenitore. ([[Stanis La Rochelle]], ''[[Boris (terza stagione)|Boris]]'')
*Per chi vive il calcio in maniera spensierata, tutto è ancora un gioco. Devi fare il calciatore per crescere, per metterti in discussione, per arrivare oltre i tuoi limiti. Ma non devono essere i soldi a governare i tuoi piedi. Nel calcio, certo, ci sono calciatori lontani, e altri sulla terra. ([[Alberto Gilardino]])
*Per diventare un calciatore professionista servono tante componenti. Prima di tutto, la [[qualità]], perché se non ne hai difficilmente puoi fare il calciatore. Arrivano in alto anche giocatori con meno qualità, però hanno testa e fisico fuori dal comune [...]. La testa, infatti, è il secondo elemento fondamentale, soprattutto se non sei un fenomeno con i piedi. La testa e il [[carattere]], perché non è semplice arrivare, ma ancora più difficile è rimanere a certi livelli. Non ultima, serve la [[fortuna]], ovvero trovare un allenatore che crede in te, avere le occasioni di mettersi in mostra al momento giusto e sfruttarle appieno. Se non riesci tu, dietro ce ne sono molti altri... ([[Sergio Pellissier]])
*Per i tifosi di pallone il calcio è più di uno sport, lo vivono in maniera più intensa, sembra più una religione. ([[Kobe Bryant]])
*Per tanto tempo, almeno fino ai 30 anni, esattamente sino al [[Strage dell'Heysel|29 maggio 1985]], sono riuscito a rigirare fra le mani il pallone, e, in generale, il mondo del calcio, come un giocattolo. Anzi: come "il Giocattolo", con la "G" maiuscola, una affascinante e spassosa appendice dell'infanzia. Dentro un recinto ideale, avevo collocato figurine, prati, porte, tacchetti, stadi, spogliatoi, penne, taccuini, rotative, microfoni, telefoni, transistor... le campane della domenica, le code ai botteghini, le attese sulle gradinate, i fischi di inizio contemporanei, e le voci senza volto di "Tutto il calcio". Guai a modificare l'equilibrio! Un romanzo popolare che suggeriva il quesito "ma come saranno riusciti, nei secoli scorsi, a fare a meno del calcio?". Era una domanda carica di romanticismo e di superficialità, perché più il calcio conquistava le folle, e più era destinato a calarsi nella società. ([[Carlo Nesti]])