John Ruskin: differenze tra le versioni

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*È un grande artista colui che ha incorporato nel suo lavoro il maggior numero delle più grandi idee.
:''He is the greatest artist who has embodied, in the sum of his works, the greatest number of the greatest ideas''.<ref>Da ''Modern Painters'', 1843-1860, vol. I, I, cap. II, sez. 9 (1843).</ref>
*Fra tutti i veleni della meccanica che ci ha propinato questo terribile XIX secolo, non possiamo non annoverare il sano antidoto che è il [[dagherrotipia|dagherrotipo]], È davvero un'invenzione benedetta, ecco cos'è. Oggi ho ripercorso in lungo e in largo piazza san Marco nel dagherrotipo e ho notato dei particolari a cui non avevo fatto caso sostando nel luogo reale. È proprio una bella cosa poter contare su ogni dettaglio, sapere quindi non solo che il pittore è assolutamente onesto, ma che non può permettersi di fare nemmeno un errore. Ho ritratto in questa maniera Palazzo Foscari sino all'ultimo mattone e quindi ho schedato San Marco riprendendola sopra, sotto e tutt'attorno.<ref>Da una lettera al padre da Padova, 15 ottobre 1845. Citato in [[Arturo Carlo Quintavalle]], ''Gli Alinari'', Alinari, Firenze, 2003, [https://books.google.it/books?id=tsS9VWaXn6wC&newbks=1&newbks_redir=0&lpg=PA37&dq=&pg=PA37#v=onepage&q&f=false p. 37]. ISBN 9788872924372</ref>
*I [[libri]] si possono dividere in due gruppi: quelli «dell'ora» e quelli «di sempre».<ref>Da ''Of Kings' Treasuries'', in ''Sesamo e gigli''.</ref><ref name=diz />
*Il manierismo di [[Canaletto]] è il più degradato che io conosca in tutto il mondo dell'arte. Esercitando la più servile e sciocca imitazione, esso non imita nulla se non la vacuità delle ombre, né offre singoli ornamenti architettonici, per quanto esatti e prossimi. [...] Né io né chiunque altro avrebbe osato dire una parola contro di lui: ma si tratta d'un piccolo, cattivo pittore, e così continua dovunque a moltiplicare e aumentare gli errori.<ref>Da ''Modern Painters'', 1843 – 1860; citato in ''Canaletto'', I Classici dell'arte, a cura di Cinzia Manco, Rizzoli – Skira, Milano, 2003, pp. 181-188.</ref>