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*L'[[autoritarismo]] fa presa, semplicemente, su chi non tollera la complessità, e in questo istinto non c'è assolutamente nulla di intrinsicamente «di sinistra» o «di destra». È un istinto antipluralista, che induce a diffidare di coloro che la pensano diversamente e crea un'allergia per i dibattiti accesi. (p. 14)
*I conservatori britannici, i repubblicani americani, gli anticomunisti dell'Europa orientale, i cristiano-democratici tedeschi e i gollisti francesi provengono da tradizioni diverse, ma in quanto gruppo erano tutti fedeli, almeno fino a epoca recente, non solo alla democrazia rappresentativa, ma alla tolleranza religiosa, all'indipendenza della magistratura, alla libertà di stampa e di parola, all'integrazione economica, alle istituzioni internazionali, all'alleanza transatlantica e a un'idea politica di «Occidente».<br>La nuova destra, invece, non vuole affatto conservare o preservare ciò che esiste. Nell'Europa continentale disprezza i democratici cristiani, che dopo l'incubo della seconda guerra mondiale usarono la loro base politica nella Chiesa per fondare l'Unione europea. Negli Stati Uniti e nel Regno Unito ha rotto con il vecchio conservatorismo burkeano con la c minuscola, che diffida dei rapidi cambiamenti in tutte le loro forme. Sebbene odi il termine, la nuova destra è più bolscevica che burkeana: è composta da uomini e donne decisi a rovesciare, aggirare o minare le istituzioni esistenti, distruggere ciò che esiste. (p. 17)
*A differenza del marxismo, lo Stato illiberale monopartitico non è una filosofia. È un meccanismo per il potere e funziona benissimo con numerose ideologie. Funziona perché definisce con chiarezza chi può divenire l'élite: l'élite politica, l'élite culturale, l'élite finanziaria. (p. 19)
*Lo Stato monopartitico di Lenin [...] rovesciò l'ordine aristocratico, ma non lo sostituì con un modello competitivo. Lo Stato monopartitico bolscevico non era solo antidemocratico; era anche anticompetitivo e antimeritocratico. I posti nelle università e nella pubblica amministrazione e i ruoli nel governo e nell'industria non andavano ai più volenterosi o capaci: andavano ai più fedeli. Non si faceva carriera grazie al talento o all'industriosità, ma alla disponibilità a conformarsi alle regole del partito. Se queste regole cambiarono da un periodo all'altro, avevano tuttavia una certa coerenza. Escludevano generalmente i membri dell'ex élite al potere e i loro figli, nonché gruppi etnici sospetti. Favorivano chi proveniva dalla classe operaia. Soprattutto, favorivano chi professava ad alta voce la propria fede nel parito, frequentava le sue riunioni e partecipava a manifestazioni pubbliche di entusiasmo. (p. 20)
 
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