Opera dei Pupi: differenze tra le versioni
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*La Grecia ha lasciato alla Sicilia qualche tempio e qualche grande ricordo; l'influenza araba vi aleggia onnipresente; il barocco napoletano abbonda; si intravede la Spagna in quella sensazione di siccità austera, ma i conquistatori normanni e angiomi hanno lasciato a questo popolo molto più delle loro cattedrali di Cefalù e di Monreale: gli hanno lasciato un'intera tradizione di leggende eroiche, un popolo di paladini, le cui immagini dagli ingenui colori decoravano ancora recentemente i carretti di paese, e che fornisce i suoi temi al teatro dei Pupi di Sicilia. ([[Marguerite Yourcenar]])
*Molto più grandi e pesanti delle marionette comuni, manovrati anziché coi fili
*Sì, su un piano di squisita, stilizzata grazia, tra una pausa e l'altra dello spettacolo, dietro il sipario, o nella [[Tommaso Campanella|campanelliana]] stasi metafisica d'un museo che sia soltanto luogo d'esposizione di sagome disarticolate i pupi possono presentarsi. Ma al di qua di quel piano, in un teatro o in un museo che sia d'esposizione e di spettacolo, com'è quello di Palermo, i pupi rientrano nel loro piano naturale di parola e movimento, di gesta eroiche e spaccone. Grazie al puparo, a quel dio invisibile che muove aste, fili e destini, modula voci, imprime cadenze e cesure, decreta vittorie sconfitte, dà vita e morte: svolge l'epopea continua, il nastro dei sogni, la popolare poesia di luccichii e frastuoni. ([[Vincenzo Consolo]])
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