Riccardo Freda: differenze tra le versioni

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*La politica io l'ho sempre aborrita. Politica [[cinema|cinematografica]] non ne ho mai fatta, perché trovo che non abbia nulla a che vedere. Io non sono mai andato oltre, forse per questo sono sempre stato considerato superficiale, ma non mi interessa. A me interessa lo spettacolo per lo spettacolo: la favola, la fiaba, chiamala come vuoi, il racconto, il racconto di fatti umani appassionanti dal punto di vista delle tragedie nostre, quotidiane: oggi si finisce in scazzottate da western, allora in duelli o in risse da taverna.<ref>Da un'intervista rilasciata a ''Carrello indietro'', Rai Radio 3, 17 agosto 1986.</ref>
*La regia cinematografica è il mestiere degli imbecilli...e se ve lo dico io!<ref>Da ''Divoratori di celluloide'', Emme edizioni, Milano, 1981, p. 3.</ref>
*{{NDR|Sul [[Neorealismo (cinema)|neorealismo]]}} [...] quella di Sciuscià e di Paisà fu un'epoca sciagurata. Grazie a Dio quei film sono spariti. Per fortuna sono rimasti in pochi a commuoversi per i lustrascarpe.<ref>Citato in Leonardo Autera, [https://web.archive.org/web/20160101000000/http://archiviostorico.corriere.it/1993/luglio/10/Tavernier_anni_Freda_fara_rinascere_co_0_9307104323.shtml?refresh_ce-cp ''Tavernier: a 84 anni Freda farà rinascere D'Artagnan''], ''Corriere della Sera'', 10 luglio 1993, p. 27.</ref>
*Uno o nasce [[regista]] o non lo diventerà mai. Oh Dio, sotto un certo aspetto, fare il regista cinematografico è il mestiere più facile del mondo. [...] Un buon copione, un operatore che sappia collocare la macchina al punto giusto e conosca i raccordi tra un quadro e l'altro, una musica suggestiva e un perfetto montaggio fanno di chiunque un regista, il quale a volte, con un po' di fortuna o con un forte partito politico alle spalle, potrebbe persino ricevere un premio dello Stato per l'opera prima, soprattutto se il suo film è una noiosa disamina della miseria e della degradazione morale di qualche dimenticata regione italiana. Con un pizzico di antifascismo, poi, ci scapperà anche qualche grolla d'oro.<ref>Da ''Divoratori di celluloide'', Emme edizioni, Milano, 1981, pp. 81-82.</ref>