Josef Finkenzeller: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
 
Riga 6:
*Proprio nelle situazioni in cui il dovere morale esige un impegno che rasenta o addirittura implica il sacrificio stesso della vita, l'uomo sperimenta di non essere legato da idee o da valori generali, giacché a motivo del loro carattere impersonale essi non possono avanzare pretese definitive su di lui. Nel suo centro personale l'uomo si sente interpellato da una persona assoluta, che noi chiamiamo la voce della coscienza. Tale voce rimanda a una persona che chiama: siamo all'incontro dialogico con un assoluto personale. Questa potenza personale che avanza pretese incondizionate, alla quale in definitiva ci si rivolge nel dire di sì al dovere morale, noi la chiamiamo Dio. Anche quegli uomini che negano la sua esistenza, nel dettame incondizionato della coscienza sperimentano Dio, e nell'aderire a quella voce dicono di sì a lui. (pp. 247-248)
*{{NDR|La possibilità della conoscenza naturale di Dio affermata dal [[Concilio Vaticano I]] nel cap. II della Costituzione dogmatica ''[[Dei Filius]]''}} In questo testo dunque si accosta il concetto metafisico astratto di natura – cui si attribuisce in linea di principio la capacità di conoscere Dio – a quello storico-salvifico concreto che tiene conto della situazione effettiva dell'uomo, della sua situazione di salvezza e di perdizione. Così il Concilio cerca di stabilire un equilibrio tra due correnti della tradizione cristiana, che risentono rispettivamente del pensiero aristotelico-tomistico e del pensiero agostiniano. Pertanto il Concilio Vaticano I non ha definito in maniera pura e semplice una conoscenza naturale di Dio; piuttosto ha formulato il suo insegnamento in maniera dialettica: alla possibilità di principio della conoscenza naturale di Dio ha contrapposto la problematicità di una simile conoscenza e la necessità morale della rivelazione soprannaturale. (p. 250)
*Tutti i tentativi della teologia di risolvere il problema della «[[teodicea]]» sfociano in ultima analisi nel mistero di Dio. «L'incomprensibilità del dolore è un frammento dell'incomprensibilità di Dio<ref>Da [[Karl Rahner]], ''Perché Dio ci lascia soffrire?'', in ''Sollecitudine per la Chiesa. Nuovi saggi'' VIII, Edizioni Paoline, 1982, p. 577.</ref>». Il teologo certo può dire che Dio è solo la causa prima e che gli eventi terreni e umani sono le cause seconde; ma la questione decisiva: come la causa prima e le cause seconde cooperino tra di loro, è nascosta nel mistero di Dio.<br>Anche se la teologia cristiana non può dare una risposta alla questione: Come conciliare il male del mondo con l'onnipotenza e la bontà di Dio, il mistero di Cristo conferisce un senso al dolore. Con l'incarnazione del Figlio, Dio si è assunto la nostra sofferenza, con la morte in croce ha superto i nostri peccati. La fede nella risurrezione di Cristo e nella nostra risurrezione ci garantisce un futuro beato, in cui la sofferenza, la morte e il peccato non troveranno più posto. (p. 260)
 
==Note==