1984: differenze tra le versioni

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===Stefano Manferlotti===
Era una luminosa e fredda giornata d'aprile, e gli orologi battevano tredici colpi. Winston Smith, tentando di evitare le terribili raffiche di vento col mento affondato nel petto, scivolò in fretta dietro le porte di vetro degli Appartamenti Vittoria: non così in fretta, tuttavia, da impedire che una folata di polvere sabbiosa entrasse con lui.<br />
L'ingresso emanava un lezzo di cavolo bollito e di vecchi e logori stoini. A una delle estremità era attaccato un manifesto a colori, troppo grande per poter essere messo all'interno. Vi era raffigurato solo un volto enorme, grande più di un metro, il volto di un uomo di circa quarantacinque anni, con folti baffi neri e lineamenti severi ma belli.
 
==Citazioni==
<small>Edizione di riferimento: Mondadori, 20202000.</small>
[[Immagine:1984 fictious world map.png|upright=1.6|thumb|Il mondo di ''1984'']]
*«È bella» mormorò Winston.<br />«Ha i fianchi larghi almeno un metro» disse Julia.<br />«È il suo modo di essere bella».
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*"Ti rendi conto che il passato, compreso quello più recente, è stato abolito?"
*Ma ogni cosa era a posto, ora, tutto era definitivamente sistemato, la lotta era finita. Egli era uscito vincitore su se medesimo. Amava il Grande Fratello.
*Obbediva al Partito, ma lo odiava ancora. In passato aveva occultato una mente eretica sotto una coltre di conformismo. Adesso aveva compiuto un passo indietro: aveva ceduto con la mente, ma conservando la speranza di mantenere inviolata la profondità del cuore. (Manferlotti, 2000)
*Per la prima volta si rese conto che chi vuole tenere un segreto deve celarlo innanzitutto a se stesso. Deve sempre sapere che è lì, ma finché non sia indispensabile, non deve farlo affiorare alla coscienza in una forma alla quale sia possibile conferire un nome. D'ora in avanti non doveva limitarsi ad avere pensieri corretti, doveva ''sentire'' in maniera corretta, sognare in maniera corretta. E doveva tenere il suo odio serrato come un globo di materia che fosse a un tempo parte di lui ed estraneo a lui, come una specie di cisti.
*"Sei lento a [[imparare]], Winston" disse O'Brien, con [[dolcezza]].</br> "Ma come posso fare a meno..." borbottò Winston "come posso fare a meno di vedere quel che ho dinanzi agli occhi? Due e due fanno quattro."</br>"Qualche volta, Winston. Qualche volta fanno cinque. Qualche volta fanno tre. Qualche volta fanno quattro e cinque e tre nello stesso [[tempo]]. Devi sforzarti di più. Non è facile recuperare il senno."
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*Si chiese, come aveva fatto parecchie volte in passato, se per caso non fosse [[follia|pazzo]]. Forse, a ben pensarci, un pazzo non era che una [[minoranza]] formata da una sola persona. Un tempo era segno di follia credere che la terra girasse intorno al sole, oggi lo era il ritenere che il passato fosse immutabile. Poteva darsi che lui fosse ''il solo'' ad avere una simile convinzione, ed essendo il solo doveva per forza di cose essere pazzo. Tuttavia non lo disturbava granché il pensiero di essere pazzo: più orribile ancora era la possibilità che non lo fosse.
*Spacciare deliberate menzogne e credervi con purità di cuore, dimenticare ogni avvenimento che è divenuto sconveniente, e quindi, allorché ridiventa necessario, trarlo dall'oblio per tutto quel tempo che abbisogna, negare l'esistenza della realtà obiettiva e nello stesso tempo trar vantaggio dalla realtà che viene negata... tutto ciò è indispensabile, in modo assoluto. (da ''La teoria e la pratica del collettivismo oligarchico'' di Emmanuel Goldstein; 1950)
:Raccontare deliberatamente menzogne e nello stesso tempo crederci davvero, dimenticare ogni atto che nel frattempo sia divenuto sconveniente e poi, una volta che ciò si renda di nuovo necessario, richiamarlo in vita dall'oblio per tutto il tempo che serva, negare l'esistenza di una realtà oggettiva e al tempo stesso prendere atto di quella stessa realtà che si nega, tutto ciò è assolutamente indispensabile. (da ''Teoria e prassi del collettivismo oligarchico'' di Emmanuel Goldstein, Capitolo I: ''L'ignoranza è forza''; 20202000)
*«[...] Ortodossia vuol dire non pensare, non aver ''bisogno'' di pensare. Ortodossia e inconsapevolezza sono la stessa cosa.»
*Quasi inconsciamente, {{NDR|Winston}} scrisse con le dita sul tavolo coperto di polvere: 2+2 = 5.<ref>Nel corso dell'edizione Secker del 1951, la forma di stampa si era allentata, provocando la caduta dell'ultimo carattere che in tal modo sparì per sedici anni da tutte le edizioni britanniche, e dando adito all'idea per cui nella mente del protagonista si celasse ancora un germe di coscienza critica, una prospettiva, questa, assolutamente da escludersi nell'originale visione orwelliana.</ref> (capitolo 6, parte III)
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==Bibliografia==
*George Orwell, ''1984'', traduzione di Gabriele Baldini, Oscar Mondadori, Milano, 1950.
*George Orwell, ''1984'', traduzione di Stefano Manferlotti, ne ''Il peggiore dei mondi possibili'', a cura di Massimo Scorsone, Mondadori, Milano, 20202000.
 
==Voci correlate==