Gino Monaldi: differenze tra le versioni

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*[...} coll'esercizio e lo studio la voce della [[Maddalena Mariani Masi|Mariani]] {{NDR|che proveniva dalle file delle coriste}} acquistò tale densità e robustezza da farla divenire ben presto un soprano drammatico chiaro e deciso, la cui poderosità vocale, più e meglio che in due o tre note acute, si esplicava ugualmente in tutta la scala e segnatamente nell'ottava media – la parte, in genere, più debole delle prime donne drammatiche attuali. Conscia di questa sua forza, essa era presa sovente dal desiderio di farne mostra, e ciò costituiva un lenocinio non lodevole di cui, pur troppo, le cantanti venute dopo di lei, e procedenti sulla stessa via, si sono compiaciute con danno della logica e del buon gusto, e soprattutto delle voci. (cap. XII, p. 213)
 
*[..] il [[Francesco Tamagno|Tamagno]], sottò l'impulso titanico del sommo Maestro {{NDR|Giuseppe Verdi}}, mutò d'un tratto la sua natura e subì in quei pochi mesi una metamorfosi completa. Tamagno-Otello apparve una rivelazione., divenuta poi leggenda portentosa, tanto che oggi, dopo circa venti anni, essa è più viva di prima.<br>Ciò che Tamagno ha saputo fare nell'''Otello'' è cosa che, se non fosse vera, non sarebbe credibile. (cap. XIV, p. 259)
 
*Un giorno ai bagni di Montecatini [[Gemma Bellincioni]], sapendomi nelle buone grazie del Maestro {{NDR|Verdi}}, da lei non conosciuto ancora, mi pregò che la presentassi a lui. Prima di farlo io la prevenni che si fosse guardata bene dall'esprimere in nessun modo la sua ammirazione e la sua soddisfazione nel conoscerlo. La gentile artista tenne tanto caro il mio avvertimento che io non avevo ancora terminata la formula sacramentale della presentazione che la celebre Violetta, con trasporto istantaneo e pieno di grazia, ricinse delle sue braccia il collo del grande Maestro e scoccò sulle guance di lui due sonorissimi baci... E tutto ciò senza profferire una sola parola. Il Verdi ne ricevette una impressione tutt'altro che spiacevole; anzi ne provò una visibile compiacenza, e rivolgendosi a me, dopo che la Bellincioni si era già allontanata, mi disse: «Ecco, vedete, una donnina che mi piace... mi piace assai... Peccato!... Peccato!... » Tutto il rammarico dell'illustre settuagenario era racchiuso in quella melanconica esclamazione! (cap. XIV, pp. 271-272)