Gino Monaldi: differenze tra le versioni

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*Io non avevo udito peranco la [[Teresa Stolz|Stolz]] e non credevo mai che una voce umana potesse raggiungere tale forza e intensità di suono.<br>Il famoso ''do'' di petto ch'essa lanciava all'unisono coll'orchestra e col coro, aveva qualche cosa d'inverosimile. (cap. IX, pp. 171-172)
 
*{{NDR|[[Angelo Masini]]}} Una singolarità vocale di lui era la ''mezza-voce'', che sulle sue labbra assumeva una espressione d'incomparabile dolcezza e della quale egli poteva servirsi a suo talento con bellissima omogeneità, compattezza e uguaglianza di suono. La paradisiaca romanza dell'''Elisir d'amore'' «Una furtiva lagrima», cantata dal Masini, col fascino di quella sua incantevole mezza-voce, diveniva veramente una cosa di paradiso, al punto che tale romanza udita che la si fosse una volta da lui, non era più possibile sentirla volentieri da altri. (cap. X, pp. 189-190)
 
*L'essere romagnolo fu cosa di cui il Masini non sì dimenticò mai interamente. Quel benedetto sangue di Romagna continuò a bollirgli sempre nelle vene e ad avere i suoi lieviti anche sulle scene. Né ciò gli nuoceva, ché anzi rendeva più caldi e vigorosi i suoi scatti e i suoi impeti [...]. (cap. X, p. 190)
 
*[...} coll'esercizio e lo studio la voce della [[Maddalena Mariani Masi|Mariani]] {{NDR|che proveniva dalle file delle coriste}} acquistò tale densità e robustezza da farla divenire ben presto un soprano drammatico chiaro e deciso, la cui poderosità vocale, più e meglio che in due o tre note acute, si esplicava ugualmente in tutta la scala e segnatamente nell'ottava media – la parte, in genere, più debole delle prime donne drammatiche attuali. Conscia di questa sua forza, essa era presa sovente dal desiderio di farne mostra, e ciò costituiva un lenocinio non lodevole di cui, pur troppo, le cantanti venute dopo di lei, e procedenti sulla stessa via, si sono compiaciute con danno della logica e del buon gusto, e soprattutto delle voci. (cap. XII, p. 213)