Carl Gustav Jung: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
Varu1971 (discussione | contributi)
Etichetta: Annullato
Riga 10:
*È come se nel nostro inconscio ci fosse una profonda consapevolezza, basata unicamente su esperienze inconsce, che determinate cose nate in un preciso momento dell'anno sono dotate di qualità specifiche, così che, grazie a quella conoscenza empirica immagazzinata nel nostro inconscio, noi siamo sempre più o meno uniformati al tempo.<ref>Citato in Luciana Marinangeli, ''Risonanze celesti'', Marsilio, 2007, p. 187.</ref>
*Gli eventi microfisici includono l'osservatore così come il modello soggiacente a ''[[I Ching]]'' include le condizioni soggettive, cioè psichiche, nella totalità della situazione presente. La causalità descrive la sequenza temporale degli eventi, la [[sincronicità]] (in [[Cina]]) riguarda la coincidenza temporale.<ref>Citato in von Franz, ''Psiche e materia'', p. 81.</ref>
*{{NDR|A Barbara Hannah che gli domandava perché le avesse raccomandato di vivere insieme a [[Marie-Louise von Franz]]}} Volevo che Marie-Louise vivesse con una donna più grande di lei per rendersi conto che non tutte le donne erano brutali come sua madre.
*Il carattere collettivo degli [[Archetipo|archetipi]] si manifesta anche in coincidenze conformi al senso, come se l'archetipo (o l'inconscio collettivo) vivesse non solo nell'individuo stesso, ma anche fuori, cioè nel suo ambiente, o come se si trovasse quale inviante e ricevente nello stesso spazio psichico, e rispettivamente nello stesso tempo (in casi di [[precognizione]]). Poiché nel mondo psichico non c'è alcun corpo che si muova come nello spazio, non esiste neppure il tempo. Il mondo archetipico è «eterno», cioè al di fuori del tempo, ed è dovunque, poiché nelle condizioni psichiche, cioè archetipiche, non esiste alcuno spazio. Ove s'impone un archetipo, possiamo tener conto dei fenomeni [[Sincronicità|sincronistici]], cioè di corrispondenze acausali, di fatti ordinantisi parallelamente al tempo.<ref>Dalla lettera a Smythies, il 29 febbraio 1952; citato in von Franz, ''Psiche e materia'', p. 95.</ref>
*Il concetto di «[[ordine]]» non è identico a quello di «senso». Anche un'entità organica, pur avendo in sé un senso compiuto, non è necessariamente piena di senso nel contesto globale. Se ad esempio il mondo fosse finito nell'Oligocene, per l'uomo non avrebbe avuto alcun senso. Senza la coscienza riflettente dell'uomo il mondo ha un'enorme assenza di senso, poiché l'[[uomo]], nella nostra esperienza, è l'unico essere che può costatare il «senso».<ref>Dalla lettera a Smythies, il 29 febbraio 1952; citato in von Franz, ''Psiche e materia'', p. 197.</ref>