Hélène Carrère d'Encausse: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni: Julij Martov
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*Cattolici e luterani erano ridotti a un'esistenza semilegale; il giudaismo era sinonimo di esclusione sociale, e gli ebrei erano invitati a farsi battezzare se volevano diventare pienamente cittadini dell'impero. Solamente l'[[Islam]], religione dei popoli conquistati del sud dell'impero, era pacificamente accettato. Gli abitanti di quelle regioni erano del resto sottoposti a un particolare regime: esentati dagli obblighi militari e autorizzati ad aprire scuole e a disporre di luoghi di culto. (cap. 2, p. 43).
*E venne il tempo dei [[Nichilismo|nichilisti]]: Pisarev; Dobroljubov e soprattutto Cernyševskij, la cui influenza su Lenin sarà grande. Questo movimento, senza equivalenti altrove, era caratteristico dello spirito dell'''intelligencija'' russa: radicale, intollerante, non portata al dibattito, ma alla negazione di ogni idea che non fosse la propria. (cap. 2, p. 48)
*{{NDR|[[Julij Martov]]}} [...] egli si impose all'attenzione di tutti a dispetto del suo fisico poco attraente. Abbastanza brutto, curvo, trascurato, dava anche l'impressione di essere un po' deforme, e tuttavia, appena si incontrava il suo sguardo, sfavillante di intelligenza dietro gli occhiali spessi, il fisico veniva dimenticato e non traspariva che l'uomo brillante, infinitamente colto e dialetticamente brillante. (cap. 3, p. 62).
*Importatore in Russia dell'«economismo», Kremer era stato anche il fondatore del ''Bund'' cioè della prima organizzazione operaia dell'impero. Fino ad allora, tutto si era giocato nel cuore della Russia, ma furono polacchi ed ebrei a imprimere un'accelerazione al movimento politico organizzato. (cap. 3, p. 66).
*Più complessa fu la genesi del ''Bund''. Questo movimento socialista ebraico era stato creato nel 1897 su impulso di Martov e Kremer con il nome di «Unione generale degli operai ebrei di Lituania, Polonia e Russia». È facile capire cosa avesse indotto Martov, Kremer e i loro amici a mettere in piedi una tale unione. Nella Russia agitata della fine del XIX secolo, la sorte degli ebrei era particolarmente difficile. Messa di fronte alle persecuzioni e agli obblighi di residenza, la loro comunità si era divisa. Alcuni sognavano un ritorno in Palestina: il sionismo faceva numerosi proseliti. Ma, opponendosi ai sionisti, i partigiani dell'integrazione erano invece favorevoli al socialismo, che, fondato sulla solidarietà della classe operaia, era la risposta sicura all'ostracismo del quale erano vittime e per sostenere la loro causa si appoggiavano alle particolarità sociali della comunità ebraica. (cap. 3, p. 66).