Raymond Franz: differenze tra le versioni

Contenuto cancellato Contenuto aggiunto
m +immagine
Riga 9:
*La maggior parte di noi riesce abbastanza agevolmente ad agire in base a una buona coscienza finché le questioni in gioco sono di secondaria importanza; ma, quando cresce l'importanza delle questioni implicate, quando il prezzo da pagare diviene più elevato, allora diventa molto difficile affrontare questioni di coscienza, esporre una valutazione morale e accettarne le conseguenze. Quando il prezzo è molto elevato, può accadere di trovarci a un bivio sul piano morale e di dovere affrontare un'autentica crisi esistenziale. (pp. 13-14)
*Ritengo che uno degli aspetti più strani della nostra epoca sia il fatto che alcune delle più severe misure per reprimere le manifestazioni della coscienza individuale siano state adottate da gruppi religiosi una volta noti per la difesa della libertà di coscienza. (p. 18)
*A dispetto della loro intensa attività di testimonianza di casa in casa, la maggior parte delle persone sa poco sul conto dei [[Testimoni di Geova]] eccezion fatta per la loro posizione su alcune questioni di coscienza: si conosce il loro intransigente rifiuto a sottoporsi a trafusioni di sangue, la loro opposizione al saluto ia qualsiasi bandiera o emblema analogo, la loro decisa obiezione al servizio militare, il loro diniego a partecipare a qualsiasi attività o incarico politici. Quelli che hanno familiarità con la casitica giudiziaria sanno che essi hanno sostenuto circa 50 processi dinanzi alla Corte Suprema degli Stati Uniti per difendere la loro libertà di coscienza e il diritto di portare il proprio messaggio a persone professanti un altro credo perfino a costo di reazioni e di considerevole opposizione. Nelle nazioni in cui sono protetti dalle libertà costituzionali, essi sono liberi di esercitare tali diritti senza ostacoli. In altri paesi essi hanno subìto severa persecuzione, arresti, imprigionamenti, maltrattamenti e percosse dalle folle, e pubblici bandi che proibivano la loro letteratura e l'attività di predicazione. Allora, come mai se oggi uno fra i loro associati esprime il proprio dissenso nei confronti delle dottrine dell'organizzazione, è pressoché sicuro che questi subisca un procedimento giudiziario e, a meno che non sia disposto a ritrattare, è passabile di disassociazione? Come possono, coloro che partecipano a questi procedimenti, spiegare l'evidente contraddizione insita in questa posizione? Parallela a questa è la questione di definire se la sopportazione di dure persecuzioni e di maltrattamenti fisici per mano di oppositori sia, ''di per sé'', necessariamente la prova di una fede nell'importanza vitale della coscienza, oppure se possa essere semplicemente il risultato di un'adesione alla dottrina e alla prassi di un'organizzazione, la violazione delle quali comporta notoriamente una severa azione disciplinare. (pp. 20-21)
*Mentre visitavo le congregazioni della zona di San Diego, California, trascorsi 5 notti a «[[Beth Sarim]]», che significa «Casa dei Principi»: un ampio edificio costruito dalla Società che, si diceva, era stato «tenuto in custodia» per i fedeli uomini dell'antichità, da Abele in poi, i quali se ne sarebbero serviti dopo la loro risurrezione. Il Giudice Rutherford, che aveva avuto diversi problemi a un polmone, vi trascorse tutti gli inverni finché visse. Ricordo che quel luogo mi trasmise quasi un senso di irrealtà: San Diego era una bella città, la casa era elegante, una residenza molto signorile. Però non riuscivo a capire perché gli uomini, dei quali avevo letto nella Bibbia, dovessero sentirsi attratti dal vivere in quel luogo; c'era qualcosa che non quadrava. (p. 34)
*La principale dottrina dei Testimoni di Geova è che la profezia biblica additi l'anno 1914 come la fine dei «tempi dei Gentili» di Luca 21:24 e che in quell'anno Cristo Gesù abbia assunto il potere regale e abbia iniziato a governare in maniera invisibile. I riferimenti ad un periodo di «sette tempi» in Daniele cap. 4 costituirebbero la base dei calcoli che portano a quella data e, mediante altri testi, questi «sette tempi» si trasformerebbero in un periodo di 2.520 anni, iniziatisì nel 607 a.E.V., fu scelto come l'anno della distruzione di Gerusalemme per mano del conquistatore babilonese Nabucodonosor. Sapevo che la data del 607 a.E.V. appariva una peculiarità delle nostre pubblicazioni, ma non ne conoscevo veramente il motivo. [...] Non trovammo proprio niente a sostegno del 607 a.E.V. Tutti gli storici additavano una data posteriore di 20 anni. [...] Sebbene considerassi questo fatto inquietante, ero disposto a credere che la nostra cronologia fosse corretta malgrado tutta l'evidenza contraria. (pp. 47-48)