Jean Cocteau: differenze tra le versioni

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*Ho avuto la fortuna di vedere Radiguet scrivere il suo libro come un compito, durante le vacanze del 1921. Lo dico perché questo ragazzo prodigio stupisce per la sua mancanza di mostruosità. [[Arthur Rimbaud|Rimbaud]] può venir spiegato dai suoi incubi infantili. Mi domando dove ficca le mani codesto prestigiatore. Radiguet lavora in pieno giorno con le maniche rimboccate. Rimbaud soddisfa l'idea drammatica, breve e folgorante, che la gente si fa del genio. Radiguet ha avuto la fortuna di nascere dopo l'epoca in cui una luce opaca attraeva il fulmine. Egli ci sorprende dunque per la sua scipitezza. Sono molti a esprimersi in tal modo. Il foglio trasparente dello scandalo c'impedisce ancora di ammettere che alla nostra epoca l'anarchia si presenti sotto forma di colomba. (in una conferenza del 3 maggio 1923; citato in [[Roberto Rossi Precerutti]], ''[[Raymond Radiguet]]. Le guance in fiamme'', ''Poesia'', Anno XII, marzo 1999, Crocetti Editore)
*I critici giudicano le opere e non sanno di essere giudicati da esse.<ref>Da ''La Difficulté d'être''; citato in ''Dizionario delle citazioni''.</ref>
*Il [[genio]] è la punta estrema del senso pratico.<ref>Da ''Oppio''; citato in Elena Spagnol, ''Enciclopedia delle citazioni'', Garzanti, Milano, 2009. ISBN 9788811504894</ref>
*Il ''[[Macbeth (film 1948)|Macbeth]]'' di Orson Welles è un film maledetto, nel senso nobile del termine [...]. Lascia gli spettatori sordi e ciechi [...]. Il Macbeth di Welles è di una forza libera e selvaggia. Con il capo coperto di corna e di corone di cartone, vestiti di pelli come i primi automobilisti, gli eroi del dramma si muovono nei corridoi di una specie di metropolitana di sogno, in sotterranei distrutti dove l'acqua gocciola, in una miniera di carbone abbandonata. Nessuna ripresa è casuale. La cinepresa è sempre piazzata dove l'occhio del destino può seguire le sue vittime.<ref>Traduzione da Alberto Anile, ''Orson Welles in Italia'', Il Castoro, Milano, 2006, p. 118. ISBN 9788880333814.</ref>
:''Le Macbeth d'Orson Welles est un film maudit, dans le sens noble du terme'' [...] ''laisse les spectateurs sourds et aveugles'' [...] ''Welles a très vite tourné ce film après d'innombrables répétitions. C'est-à-dire qu'il voulait lui conserver son style de théâtre, cherchant à prouver que le cinématographe peut mettre sa loupe sur toutes les oeuvres et mépriser le rythme qu'on s'imagine être celui du cinéma.'' [...] ''Le Macbeth d'Orson Welles est d'une force sauvage et désinvolte. Coiffés de cornes et de couronnes de carton, vêtus de peaux de bêtes comme les premiers automobilistes, les héros du drame se meuvent dans les couloirs d'une sorte de métropolitain de rêve, dans des caves détruites où l'eau suinte, dans une mine de charbon abandonné. Jamais une prise de vue n'est hasardeuse. L'appareil se trouve toujours placé d'où l'oeil du destin suivrait ses victimes.'' (dall'introduzione di ''Orson Welles'', a cura di [[André Bazin]], 1950<ref>{{fr}} Citato in [http://www.sabzian.be/article/profil-d%E2%80%99orson-welles ''Profil d’Orson Welles''], ''Sabzian.be'', 30 novembre 2016.</ref>)