La strada: differenze tra le versioni

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*Ho visto l'ultimo Fellini giusto martedì scorso... non è uno dei suoi migliori. È mancante di strutture coesive, si ha la sensazione che non sia del tutto sicuro di quello che vuole dire. Oddio, io l'ho sempre definito essenzialmente "un grande tecnico del cinema". D'accordo, ''La strada'' era un buon grandissimo film. Grandissimo nell'uso dell'energia negativa... (''[[Io e Annie]]'')
*''La strada'' dà la sensazione d'essere una pellicola abbozzata, sembra soltanto accennare ai suoi temi. [...] Fellini è stato sinceramente, teneramente, affettuoso con Zampanò e Gelsomina ma forse, a furia di rinunciare ai compromessi, ha avuto il torto di avvolgere la sua elegia in una sorta di caligine grigia, senza dare rilievo ai fatti, specialmente senza differenziare i personaggi. [...] Quasi temerariamente. Fellini ha preferito le penombre là dove gli sarebbe stato agevole trovare contrasti più spiccati, illuminazioni più precise e gradevoli. Si tratta di un dramma romanticamente picaresco, che conteneva gli elementi delle narrazioni fortemente colorite; non basta dire che Fellini li ha evitati, per dargli lode. ([[Arturo Lanocita]])
*''La strada'' di [[Federico Fellini|Fellini]] è il film che forse ho amato di più. M'identifico molto in quel film, in cui troviamo un implicito riferimento a [[Francesco d'Assisi|san Francesco]]. Fellini ha saputo donare una luce inedita allo sguardo sugli ultimi. In quel film il racconto sugli ultimi è esemplare ed è un invito a preservare il loro prezioso sguardo sulla realtà. ([[Papa Francesco]])
*''La strada'' è un'opera che presuppone dal suo autore, oltre alla genialità d'espressione, una perfetta conoscenza di certi problemi spirituali ed una riflessione su di essi. Questo film, infatti, tratta del sacro, non dico del religioso né della religione. Parlo di quel bisogno primitivo e specifico all'uomo che ci spinge ad andare oltre, all'attività metafisica, sia sotto forma religiosa che sotto quella artistica, bisogno fondamentale come quello della "durata". Sembra che Federico Fellini sappia perfettamente che questo istinto è all'origine sia delle religioni che dell'arte. Ce lo mostra allo stato puro in Gelsomina. Ricordiamoci di una delle prime immagini del film. Gelsomina ha due volti, uno triste e uno gioioso, quello gioioso si volge verso il mare in un sorriso di soddisfazione solitaria e irreprensibile. "A me piace fare l'artista!", dichiara poco dopo. ([[Dominique Aubier]])
*''La strada'' è un sorprendente e misterioso film; soggioga e turba lo spettatore, anche se questi fatica a capirne le ragioni profonde; là dove lo stesso Fellini è arrivato più con la forza dei sentimenti che con la chiarezza dell'intelletto. Gelsomina è nata dentro di lui molto tempo fa, prima dello ''Sceicco bianco'', prima dei ''Vitelloni'', e vi ha dipanato lentamente la sua storia con la chiaroveggente libertà propria appunto dei folli. Molte cose di Gelsomina, Fellini non è riuscito, mi sembra, a dire;ma tale reticenza ha qualcosa di nobile, di alto, questo lo indoviniamo e ci riempie di rispetto. Comunque, soltanto Gelsomina resta vagamente irreale; Zampanò è uno dei più poderosi, corposi e drammatici personaggi del cinema contemporaneo; e lo stile del film tra i più puri e più lucidi del neorealismo (si rammenti la lievità, l'intensità, l'immediato calore dei personaggi e l'immediata definizione di essi nella sequenza del pranzo nuziale e della escursione di Gelsomina nella grande casa campestre, fino allo scoprimento del bambino malato). E penso peraltro sia ingiusto dire che Fellini ha costruito un film di evasione dalla realtà. Si potrà se mai discutere la natura dell'uomo Fellini, quella sua ben reale inclinazione alla creatura eccezionalmente "innocente", nel senso dostojewskiano. ([[Vittorio Bonicelli]])