Pietro Nenni: differenze tra le versioni
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*Un puro trova sempre uno più puro che lo epura.<ref>Citato in [[Alberto Ronchey]], ''Chi vincerà in Italia?: la democrazia bloccata, i comunisti e il "fattore K"'', A. Mondadori, 1982, p. 39.</ref>
===Discorso alla Camera dei Deputati per la morte di [[Iosif Stalin]] (1953)===
*Onorevoli colleghi, nessuno fra i reggitori di popoli ha lasciato dietro di sé, morendo, il vuoto che lascia [[Iosif Stalin|Giuseppe Stalin]]. Da ieri sera manca qualche cosa all'equilibrio del mondo. In questa constatazione, comune a tutti, amici e avversari, è il riconoscimento unanime della grande personalità che è scomparsa. Stalin è stato il costruttore dello Stato sovietico e del sistema di Stati e di popoli che spiritualmente fa capo a Mosca e abbraccia un terzo della terra con 800 milioni di uomini. Quando 30 anni or sono, Stalin raccolse l'eredità di [[Vladimir Lenin|Lenin]], dal cratere della [[Rivoluzione d'ottobre|rivoluzione socialista di Ottobre]] la lava colava ancora per mille rivoli e tutti i problemi erano aperti, tutte le possibilità. Il figlio del calzolaio di Gori si trovò di fronte al compito tremendo di unificare il corso della rivoluzione sovietica per sottrarla al destino che era toccato alla [[rivoluzione francese]]. Le polemiche che egli sollevò da allora nel mondo per anco non si sono taciute o placate, e tuttavia si può dire che la storia ha deciso, prima ancora che Stalin affrontasse il giudizio della posterità.<ref name="canfora">{{Cita web|autore=Luciano Canfora|url=https://www.google.it/books/edition/L_uso_politico_dei_paradigmi_storici/cDuODAAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&dq=Onorevoli+colleghi,+nessuno+fra+i+reggitori+di+popoli+ha+lasciato+dietro+di+s%C3%A9&pg=PT63&printsec=frontcover|titolo=L'uso politico dei paradigmi storici|data=2014|sito=www.google.it/books}}</ref>
*La guerra del 1941-45 fu, nel suo barbaro orrore, la prova suprema dei sistemi e delle civiltà che reggono i popoli. Non si mente dinanzi alla morte! E allorché, nell'inverno 1941-42 e fino all'inverno successivo, quando cominciò la vittoriosa controffensiva dell'esercito rosso, i moscoviti non ebbero che da salire la collina dei passeri per ascoltare il rombo del cannone tedesco, quando i leningradesi, per recarsi al lavoro, dovettero sfidare il fuoco delle mitragliatrici nemiche che colpivano gli operai ai loro torni e i fornai alle impastatrici dove confezionavano un pane immangiabile, quando Stalingrado per suprema difesa dovette gittare nelle trincee scavate nella neve financo i suoi vecchi e le sue donne, allora sulle labbra dei combattenti esangui «[[Russia]]» e «Stalin» ebbero lo stesso suono e lo stesso significato, e fu chiaro come l'uomo e il sistema avessero ricevuto il collaudo della storia.<ref name="canfora"/>
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