Francesco Guccini: differenze tra le versioni
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*{{NDR|Nella prima metà degli anni sessanta}} [...] ma allora il mio approccio al mondo della muscia era ancora molto ''naïf''. Facevo dischi perché ero curioso, volevo vedere come funzionava uno studio di registrazione, come venivano accolte le mie canzoni. C'è stata, per qualche anno, una beata incoscienza che mi ha portato ad accettare arrangiamenti o concetti che magari non mi piacevano. È che io ero ancora troppo incerto e impreparato per sapere che cosa volessi davvero. Di sicuro, una cosa che volevo era sviluppare un discorso compiuto in uno spazio più ampio del 45 giri. Sono stato tra i primi a concepire l'album come prodotto unico, come idea. Prima d'allora, i cantanti incidevano un album solo dopo aver raggiunto il successo e spesso i primi dischi altro non erano che raccolte di singoli. (p. 91)
*L'[[America]] era meglio immaginarla che viverla. (p. 96)
*La canzone più famosa dell'album {{NDR|''Radici''}} è forse ''La locomotiva''. Avevo letto una storia che mi aveva entusiasmato. Era contenuta in ''Trent'anni di officina'', un libro di memorie (amo i libri di memorie) di Romolo Bianconi, un ex operaio cui piaceva raccontare e raccontarsi. Uno degli episodi ricordati e realmente accaduti parlava di un ferroviere che si era lanciato contro un treno. E il Bianconi si domandava: "Fu un gesto di un pazzo o un preciso atto politico?". Quando raccontai questa storia a Mignani, il Pensionato
*''Il vecchio e il bambino'' ha il sapore di una storia di fantascienza ma non ha nulla a che vedere, nonostante i pur lodevoli tentativi d'interpretazione di molti, con lo smog, la polluzione e l'inquinamento. [...] ''Il vecchio e il bambino'' parla dell'olocausto nucleare. È una canzone intoccabile. I miei ''fans'' non sopporterebbero di vederla estromessa dalle scalette dei miei concerti, almeno così dicono. (p. 110)
*{{NDR|Riferito all'album ''Stanze di vita quotidiana'' (1974)}} [...] il disco che più ho odiato nella mia vita. (p. 117)
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