George Steiner: differenze tra le versioni

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==Citazioni di George Steiner==
*Abbiamo più che mai bisogno di [[Libro|libri]], ma anche loro hanno bisogno di noi. Qual più bel privilegio di porci al loro servizio?<ref>Da ''Un libro cambia la vita'', ''La Stampa'', 11 maggio 2000, p. 27.</ref>
*Adesso sappiamo che un uomo può leggere [[Johann Wolfgang von Goethe|Goethe]] o [[Rainer Maria Rilke|Rilke]] la sera, può suonare [[Johann Sebastian Bach|Bach]] e [[Franz Schubert|Schubert]], e quindi, il mattino dopo, recarsi al proprio lavoro ad [[Auschwitz]]. Dire che egli ha letto questi autori senza comprenderli o che il suo orecchio è rozzo, è un discorso banale e ipocrita. In che modo questa conoscenza pesa sulla letteratura e la società, sulla speranza, divenuta quasi assiomatica dai tempi di [[Platone]] a quelli di Matthew Arnold, che la cultura sia una forza umanizzatrice, che le energie dello spirito siano trasferibili a quelle del comportamento? Per giunta, non si tratta soltanto del fatto che gli strumenti tradizionali della civiltà – le università, le arti, il mondo librario – non sono riusciti a opporre una resistenza adeguata alla bestialità politica: spesso anzi essi si levarono ad accoglierla, a celebrarla e a difenderla. Perché? Quali sono i legami, per ora assai poco compresi, tra gli schemi mentali e psicologici della cultura superiore e le tentazioni del disumano? Matura forse nella civiltà letterata un gran senso di noia e di sazietà che la predispone allo sfogo nella barbarie?<ref>Dalla prefazione a ''Linguaggio e silenzio: {{saggi sul linguaggio, la letteratura e l'inumano}}'', traduzione di Ruggero Bianchi, Garzanti, 2014Milano, 2001, pp. 9-10. ISBN 88-11-59709-9</ref>
*Al cuore della cultura ci sono i classici – ovvero opere fuori dal tempo. Sono fuori dal tempo e immortali perché il loro significato trascende la morte. Nelle parole di HöIderlin: «Was bleibet aber, stiften die Dichter». («E tuttavia quello che resta, sono i poeti che lo creano.»)<ref name=Riem/>
*È indispensabile essere elitari – ma nel senso più autentico del termine: prendersi la responsabilità per «il meglio» della mente umana. Una élite culturale deve sentirsi responsabile della conoscenza e della conservazione delle idee e dei valori più importanti, dei classici, del significato delle parole, della nobiltà dei nostri spiriti. Essere elitari, come ha spiegato Goethe, significa essere rispettosi: rispettosi del divino, della natura, degli altri esseri umani, e dunque della nostra umana dignità.<ref name=Riem/>