Henry de Montherlant: differenze tra le versioni

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*All'occorrenza mi contenterei dell'amore di Dio. Non del cattolicismo all'italiana che sempre ho professato, ma di un cattolicismo sul serio. Ma che Dio mi provveda Ia fede che mi manca.<ref name=Giusso29>Citato in Lorenzo Giusso, ''Montherlant'', in ''Il viandante e le statue'', Corbaccio, Milano, 1929.</ref>
*In generale, la prospettiva di visitare dei Musei, quando l'anima non possiede ciò che desidera fa vomitare. Inoltre non è il caso di oziare vagabondi là dove gli uomini hanno fortemente vissuto: Roma, Firenze, Siena, io non soddisferò la curiosità là dove gli altri poterono soddisfare degl'istinti.<ref name=Giusso29/>
*L'[[anima del mondo]] che è questo fuoco diffuso in ogni membra dell'universo, come la vita nei viventi. Goethe e Attila sono emanazioni della medesima fonte di energia universale. Fenomeni della natura, in quanto tali sono legati l'un l'altro. La bellezza dell'universo, e la sua grandezza, sono costituite sia da ciò che chiamate male che da ciò che chiamate bene, e Attila concorre quanto Goethe. Combattiamo Attila, ma riconoscendo la sua utilità superiore, combattiamolo con compiacenza profonda, e, per così dire, combattiamolo amandolo.
:''L'âme du monde qu'est ce feu est répandue dans chaque membre de l'univers, comme la vie dans le corps vivant. Goethe et Attila émanent d'une seule source d'énergie universelle. Phénomènes de la nature, comme tels ils sont solidaires l'un de l'autre. La beauté de l'univers, et sa grandeur, sont faites autant decede ce que vous appelez le mal que de ce que vous appelez le bien, et Attila y concourt comme Goethe. Combattons Attila, mais en connaissant son utilité supérieure, combattons-le avec une complaisance profonde, et, pour dire, combattons-le en l'aimant.''<ref>Da ''‪Aux fontaines du désir'', ‬B. Grasset, Paris, 1927, p. 29</ref>
*Non v'è bel paesaggio, non v'è bella creatura, che non mi renda doppiamente infelice: della tristezza che ho a non averla e d'immaginare la tristezza che avrei avendola. Né con te né senza di te posso vivere! Il grido del poeta latino durerà quanto l'uomo!<ref name=Giusso29/>
*Per non [[vivere]] gli uomini si rifugiano nell'intelligenza oppure nei principi, oppure in pretesi doveri, tutto serve loro, per truccare la loro pigrizia e il loro timore dinnanzi alla vita, per nascondere quanto poco essi si sono preparati, quanto esigono al di qua di ciò che I'uomo può. Rari sono quelli che la provocano, la creano essi stessi, la innovano, inventano le occasioni che li trascineranno.<ref name=Giusso29/>
*Potendo prendere, non prendere è l'atto essenzialmente virile. Il disdegno è più nobile del desiderio. <ref name=app04>Da ''Appendice'', in ''L'infinito è dalla parte di Malatesta'', Raffaelli, Rimini, 2004.</ref>
 
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*Aggiungere all'elenco dei patrioti coloro che, a un certo momento, si sono ritorti contro la loro patria. Quando Giolitti fa bombardare d'Annunzio a Fiume, d'Annunzio esclama: «O vecchia Italia, tieniti il tuo vecchio che di te è degno. Noi apparteniamo a una patria diversa, e noi crediamo negli eroi».
:''A ajouter sur la liste des patriotes qui, à certain moment, se sont retournés contre leur patrie. Quand Giolitti fait bombarder d'Annunzio dans Fiume, d'Annunzio s'écrie : «O vieille Italie! garde ton vieux, il est digne de toi. Nous, nous sommes d'une autre patrie, et nous croyons aux héros».'' (da ''‪Carnets XXIX à XXXV''‬, Table ronde, Paris, 1947, p. 245)
*Ai nostri giorni, il [[suicidio]] è considerato un fatto di neurastenia, anzi di viltà, ed esso crea una sensazione di orrore. Presso i Romani, lo compiono gli uomini più degni e più posati: arriva un momento in cui la somma dei disgusti che si provano e che si aspettano è troppo superiore alla somma dei diletti; ci si uccide, e questo viene chiamato l'«uscita ragionevole» (insisto sulla parola «ragionevole», del tutto opposta alla nostra concezione moderna, per la quale il suicidio equivale più o meno allo squilibrio mentale). Non ci si dice che Bruto o Menenio si siano suicidati in una crisi di depressione nervosa; ci si dice che sono vinti e ci si fa capire che s'instaura un ordine che non vogliono sopportare; questa ragione pare più che sufficiente per giustificare il loro suicidio. (da ''‪Carnets‬: ‪années 1930 à 1944''‬, 1957<ref name=Pascal74>Citato in Pierre Pascal, ''In ricordo di Montherlant: XXI settembre MCMLXXII, sedicesima ora'', ''la Destra'', n. 10, ottobre 1972, p. 74.</ref>)
*C'è in [[Jean-Jacques Rousseau|Rousseau]] qualcosa di malsano, qualcosa che sa di dente marcio e latte acidoinacidito.
:''Il y a dans Rousseau quelque chose de malsain, quelque chose qui sent la dent gâtée et le lait aigri.'' (da ''Va jouer avec cette poussière; Carnets, 1958-1964'', Gallimard, Paris, 1966, p. 131)
*Ciò che bisognerebbe riuscire a fare, è morire col sorriso sulle labbra. (da ''Tous feux éteints, Carnets 1965-67''<ref name=serra90>Citato in Maurizio Serra, ''La dedica di D'Annunzio a Montherlant'', in ''L'esteta armato : il poeta-condottiero nell'Europa degli anni Trenta'', Il Mulino, Bologna, 1990, p. 210.</ref>)
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*[[Sigmund Freud|Freud]] sostiene che il bambino Arpocrate, dio ellenistico, che le statue rappresentano con il dito indice in o sulla bocca, si succhia il dito, e ciò significherebbe che egli ha delle abitudini solitarie. Quanto a me, sono incline all'interpretazione abitualmente accettata che egli si metta il dito sulla bocca per indicare che bisogna far silenzio. Freud era un ossessionato che voleva, come regola della regola più volgare, comunicare a tutti la sua ossessione. L'Eros bambino che governa la vita, e il bambino arpocratico che governa il pre-morte e la morte, questi ultimi sempre intrisi di silenzio.
:''Freud prétend que l'enfant Harpocrate, dieu hellénistique, que ses statues représentent l'index dans ou sur sa bouche, se suce le doigt, ce qui signifierait, selon cet auteur, qu'il a des habitudes solitaires. J'incline pour moi à l'interprétation usuellement admise, qu'il se met le doigt sur la bouche pour indiquer qu'il faut faire silence. Freud était un obsédé, qui voulait, comme il est de règle de la règle la plus vulgaire, communiquer son obsession à tous. L'enfant Eros qui gouverne la vie, et l'enfant Harpocrate qui gouverne l'avant-mort et la mort, ces dernières toujours pétries de silence.''<ref>Da ''La marée du soir. Carnets 1968-1971'', Gallimard, Paris, 1972, p. 98.</ref>
*I gesti [[Eroismo|eroici]] perdono la loro ragione di essere quando coloro che possono comprenderli sono divenuti una minoranza troppo infima. Il samurai si apre il ventre per ammonire l'imperatore che si trova politicamente su una brutta china. Ma se l'imperatore non ha neanche il senso di tale gesto?... Ad un certo punto di abbassamento di una società, l'esempio funziona a vuoto, e la società non merita più l'eroe, che non è più eroe che per se stesso, se così gli piace. (da ''Va jouer avec cette poussière; Carnets, 1958-1964''<ref name=Pascal74/>)
*I saggi Romani mettono la felicità terrena solo nel passato: l'età dell'oro. Oggi l'età del bronzo, o (per usare un linguaggio più consono) l'era del fango.
:''Les sages Romains ne mettaient la felicité terrestre que dans le passé l'âge d'or. Aujourd'hui l'âge d'airain, ou (pour employer un langage bienséant) l'âge de boue.''<ref name=maree101>Da ''La marée du soir. Carnets 1968-1971'', Gallimard, Paris, 1972, p. 101.</ref>