Slavenka Drakulić: differenze tra le versioni

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*Oggi la Croazia vive nella menzogna le condizioni di salute del suo presidente. E vivere nella menzogna significa essere abituati all'ipocrisia.
*Incarna un regime autoritario, egli è il regime. La sua fine chiuderà un capitolo della storia croata e, speriamo, di un datato modello di potere. Si potrebbe anche dire che Tudjman, come persona, è scomparsa molto tempo fa, nel momento stesso in cui si è identificato con la sua funzione. Da allora, egli si è trasformato in un monumento vivente. E quando i monumenti cadono, nessuno piange.
 
{{Int|Da [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,7/articleid,0660_01_1996_0255_0007_8909866/ ''«Il Paese ha firmato il suo atto di morte»'']|''La Stampa'', 16 luglio 1996}}
*Le elezioni sono state imposte alla Bosnia. E in questa situazione, sono state un delitto a sangue freddo. La Bosnia ha firmato la sua morte come Stato. La ragione è semplice: dopo quattro anni di guerra, la maggioranza delle sue genti - serbi, croati e musulmani - non vuole convivere. Né vogliono i loro autocratici leader, i presidenti dei partiti di governo. Nessun patto e nessuna elezione possono costringerli a vivere insieme la loro vita di tutti i giorni. Lo Stato bosniaco sarà perciò soltanto un guscio vuoto, con il governo federale che non adempie alle sue funzioni. E le tre nazioni divise, o «etnie», vivranno nei loro territori etnicamente ripuliti, ognuno con il suo partito di governo, il suo esercito, la sua polizia - e la sua religione.
*Non ci sono state le più elementari condizioni per elezioni democratiche. Metà della popolazione bosniaca è stata ripulita etnicamente, deportata o costretta a emigrare - vale a dire, a vivere in un posto diverso da quello dove viveva prima della guerra.
*I musulmani sono le maggiori vittime, i perdenti in termini sia di popolo sia di territorio. Non si ci può aspettare che dicano ok, ora dimenticheremo i massacri della nostra gente, i bombardamenti, i campi di concentramento, gli stupri, l'assedio di Sarajevo, la distruzione di Mostar... Soprattutto perché in questi quattro anni si sono armati e hanno stretto un patto di ferro con i Paesi fondamentalisti.
*L'errore cruciale, probabilmente irreversibile, è stato commesso all'inizio della guerra bosniaca, nel 1992, quando l'Europa ignorò l'invocazione di aiuto e decise di non soccorrere la Bosnia per paura del suo «fondamentalismo». Paradossalmente, in questo modo costrinse il governo bosniaco, che non era fondamentalista (la maggior parte dei musulmani bosniaci non era neppure osservante!) a cercare l'aiuto di Paesi fondamentalisti come l'Iran e la Libia, probabilmente in cambio della promessa di creare uno Stato fondamentalista nel cuore dell'Europa. Furono lasciati senza scelta.
 
{{Int|Da [http://www.archiviolastampa.it/component/option,com_lastampa/task,search/mod,libera/action,viewer/Itemid,3/page,24/articleid,0380_01_2001_0107_0026_3632403/ ''Milosevic non si uccide?'']|Su [[Slobodan Milošević]], ''La Stampa'', 19 aprile 2001}}