Lúcia dos Santos: differenze tra le versioni

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*[...] alzammo gli occhi alla Madonna che ci disse con bontà e tristezza:<br>– Avete visto l'inferno dove cadono le anime dei poveri peccatori. Per salvarle, Dio vuole stabilire nel mondo la devozione al [[Cuore Immacolato di Maria|Mio Cuore Immacolato]]. Se faranno quel che vi dirò, molte anime si salveranno e avranno pace. La guerra sta per finire; ma se non smetteranno di offendere Dio, durante il Pontificato di [[Papa Pio XI|Pio XI]] ne comincerà un'altra ancora peggiore. Quando vedrete una notte illuminata da una luce sconosciuta, sappiate che è il grande segno che Dio vi dà che sta per castigare il mondo per i suoi crimini, per mezzo della guerra, della fame e delle persecuzioni alla Chiesa e al Santo Padre. Per impedirla, verrò a chiedere la consacrazione della Russia al Mio Cuore Immacolato e la Comunione riparatrice nei primi sabati. Se accetteranno le Mie richieste, la Russia si convertirà e avranno pace; se no, spargerà i suoi errori per il mondo, promovendo guerre e persecuzioni alla Chiesa. I buoni saranno martirizzati, il Santo Padre avrà molto da soffrire, varie nazioni saranno distrutte. Infine, il Mio Cuore Immacolato trionferà. Il Santo Padre Mi consacrerà la Russia, che si convertirà, e sarà concesso al Mondo un periodo di pace. (pp. 119-120)
*Certe persone anche pie, non vogliono parlar dell'inferno ai bambini per non spaventarli; ma Dio non esitò a mostrarlo a tre, uno dei quali di 6 anni appena, e che Lui sapeva che ne avrebbe avuto tanto orrore da, quasi oserei dire, debilitarsi per lo spavento. (p. 121)
*A volte mi domandarono se la Madonna in qualche apparizione ci indicò che specie di peccati offendevano di più il Signore. Orbene, a quel che dicono, [[Giacinta Marto|Giacinta]] a Lisbona nominò quello della carne. Forse, penso io adesso, siccome era una delle domande che faceva a me, le capitò, a Lisbona, di farla alla Madonna e che così le fosse indicato quel peccato. (pp. 123122-123)
*[...] ho voluto aprire il Nuovo Testamento, unico libro che voglio avere qui davanti a me, in un nascosto cantuccio della soffitta, dove mi ritiro, alla luce d'una povera tegola di vetro, per fuggire il più possibile dagli occhi umani. Da tavolo, mi servono le ginocchia; da sedia, una vecchia valigia.<br>– Perché non scrive nella sua cella? – dirà qualcuno. Il buon Dio credette bene di privarmi anche della cella, benché qui in casa ce ne siano parecchie e vuote. [...] Ma son contenta e ringrazio Dio d'esser nata povera e di vivere, per Suo amore, ancor più povera. [...] E va bene. Non ho bisogno d'altro: obbedienza e abbandono in Dio, che opera in me. In realtà, non son altro che il povero e miserabile strumento di cui Egli vuol servirsi, e che fra poco, come il pittore che getta al fuoco il pennello che non serve più, affinché si riduca in cenere, così il Divino Pittore ridurrà alla cenere della tomba il Suo strumento diventato inutile, fino al grande giorno dell'alleluia eterno. E io desidero ardentemente quel giorno, perché la tomba non distrugge tutto, e la felicità dell'amore eterno e infinito comincia lì. (pp. 132-133)
*[[Francesco Marto|Francesco]] non sembrava fratello di Giacinta, se non nelle fattezze del viso e nella pratica delle virtù. Non era capriccioso e vivace come lei. Al contrario, era di carattere pacifico e condiscendente. [...] Non manifestava, come Giacinta, la passione per il ballo; gli piaceva di più suonare il piffero, mentre gli altri bambini danzavano.<br>Nei giochi, era abbastanza animato, ma pochi trovavano gusto a giocare con lui, perché perdeva quasi sempre. Io stessa confesso che avevo per lui poca simpatia, perché il suo carattere pacifico eccitava alle volte i nervi della mia troppa vivacità. (p. 134)