Aurelio Bianchi-Giovini: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni di Aurelio Bianchi-Giovini: l'Apocalisse esclusa dai libri sacri
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==Citazioni di Aurelio Bianchi-Giovini==
*[...] fra i libri del Nuovo Testamento quello che incontrò più ostacoli fu l'[[Apocalisse di Giovanni|Apocalisse]] che gli antichi trattarono da impostura inventata dall'eretico [[Cerinto]] per dar credito alla sua chimera del regno millenario.<ref>Da ''[https://archive.org/details/criticadeglieva00giovgoog/page/n16/mode/1up Critica degli Evangeli]'', vol. I, per Francesco Sanvito, Milano, 1862, p. 15.</ref>
 
*Nel 364 il concilio di Laodicea escludeva l'Apocalisse dai libri sacri; invece verso il 380 san Filastrio vescovo di Brescia trattava di eresia l'opinione di Cajo, e quasi nei medesimo tempo san Gregorio di Nazianzo, sant'Amfilochio d'Iconio e la maggior parte de' Greci, se non attribuivano l'Apocalisse a Cerinto, almeno le ricusavano un posto fra le Scritture. Onde san Gerolamo scriveva a Dardano che come i Latini non ammettevano l'epistola agli ebrei, del paro le Chiese greche rigettavano l'Apocalisse di san Giovanni. E non fra i Greci soltanto, ma nell'Occidente ancora, nel 633, vi erano molti che, malgrado le decisioni de' concilii e dei vescovi romani, non volevano riconoscere l'Apocalisse fra i libri divini, né permettere che si leggesse in Chiesa, contro i quali fu necessario minacciar la scomunica.<ref>Da ''Critica degli Evangeli'', vol. I, per Francesco Sanvito, Milano, 1862, pp. 16-17.</ref>
 
*Secondo i teologhi della Frigia (che per essere sul paese potevano essere meglio informati) il quarto Evangelio era opera non dell'apostolo [[Giovanni apostolo ed evangelista|Giovanni]], ma dell'eretico Cerinto, che per ingannare i fedeli usurpava un nome venerabile, come lo aveva usurpato fingendo l'Apocalisse; e secondo il vescovo di Lione era genuinamente di Giovanni, che lo aveva scritto contro la dottrina di Cerinto: quelli vi trovavano i dogmi cerintiani; questo la confutazione.<ref>Da ''Critica degli Evangeli'', vol. I, per Francesco Sanvito, Milano, 1862, p. 43.</ref>