Mario Borsa: differenze tra le versioni

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→‎Citazioni: Algernon Swinburne
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*In [[Inghilterra]] uno non ha bisogno di morire per «cascare in mano al biografo». Appena che è un po' in vista, sia nella politica, sia nell'arte, sia nel commercio è sicuro di trovare il suo Plutarco. Il «gran pubblico» anglosassone è peggio di una comare di provincia: dei suoi deputati, dei suoi letterati, dei suoi commediografi, vuole il gazzettino. Ditegli che il Tale è stato ai suoi tempi negli ''eleven'' di Oxford ed ha vinto la gara sul Tamigi, che il Tal'altro preferisce il ''golf'' al ''cricket'', che lo scrittore X ha una grande passione per l'automobile e che il colonnello Y ha sempre avuto un debole per la musica e voi avrete soddisfatto tutte le sue legittime curiosità... intellettuali. (cap. II, p. 61)
*{{NDR|[[Arthur Wing Pinero]]}} A vederlo non lo si direbbe quello che è. Ha tutta la compostezza di un borghese facoltoso; anche il volto sbarbato, dall'occhio piccolo e nero come il carbone, dal sopracciglio sporgente a tettuccio e sempre foltissimo, malgrado lo strazio che ne hanno fatto i suoi caricaturisti, non ha proprio – buon per lui! – l'espressione stereotipata di un artista {{sic|inspirato}}! Ma nella conversazione si avverte subito la vena sottile e quieta di un umorismo sapiente. (cap. II, p. 68)
*La libertà e la bellezza inspirano tutta l'opera dello [[Algernon Swinburne|Swinburne]]: libertà classica e bellezza pagana. Nessun altro inglese ha impeti più incomposti e ribellioni più generose: nessuno vibra di tante emozioni cosi potenti e di tanti abbandoni cosi voluttuosi. (cap. V, p. 188)
*Gli è che ai tre maggiori poeti dell'era vittoriana mancò la dote prima e più necessaria per il teatro. Lirico lo [[Algernon Swinburne|Swinburne]], epico il [[Alfred Tennyson|Tennyson]], analitico il [[Robert Browning|Browning]], nessuno fu mai capace di vedere il mondo obiettivamente: nessuno ebbe quella che gli inglesi chiamano la ''stereoscopic imagination'', cioè la facoltà di metterci davanti le cose nella loro solidità.<br>Tale immaginazione possiede invece [[Thomas Hardy]] e sua è una delle più curiose e interessanti contribuzioni al teatro letterario. (cap. V, p. 201)
*Thomas Hardy è un grande pessimista. La sua fisionomia di pensatore e di artista sta tutta qui. Ma questa basta a fermarne l'originalità. I moderni, generalmente, traggono il loro pessimismo dall'impressione, dallo studio e dalla rappresentazione più della società che dell'individuo. [...]. Nei romanzi dell'Hardy è altra cosa.<br>Il suo lo si potrebbe definire un pessimismo puro. Esso gli è {{sic|inspirato}} non dalla società umana, ma dall'uomo; non da tutto ciò che è contingente nella vita, ma dalla vita in sé e per sé, dallo stesso fenomeno biologico. (cap. V, pp. 202-203)