Fabio Genovesi: differenze tra le versioni

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*La cosa che mi fa più paura dell'[[umanità]] è la ricerca di [[potere]] e [[ricchezza]]. [...] Anche questa voglia di affermazione sociale [...] mi indispone. Mio babbo era un [[idraulico]] eccezionale con talento, istinto e capacità incredibili. E oggi sento ragazzi che fanno gli idraulici o i giardinieri perché non sono riusciti a fare quello che volevano, tipo il manager o aprire un locale di successo, e allora fanno i giardinieri: ma fare i giardinieri è difficilissimo, ci vuole talento, non è più facile di essere uno chef stellato [...]. Si pensa che esistano delle vite di serie b [...] {{NDR|ma}} non sono affatto inferiori alle altre.<ref>Dall'intervista di Michele Boroni, ''[https://luz.it/spns_article/fabio-genovesi-intervista/ Il metodo di non sapere nulla]'', ''Luz.it''.</ref>
 
{{Int2|''[http://blog.vanityfair.it/2012/05/epopea-di-provincia-intervista-a-fabio-genovesi/ Epopea di provincia]''|Intrvista di Raffaella Venarucci, ''Blog.vanityfair.it'', 16 maggio 2012.}}
*Si dice spesso che i ragazzi che guardano troppa [[tv]] hanno modelli di riferimento sbagliati: tronisti, veline, [[Calcio (sport)|calciatori]]. Vivere in [[Versilia]] vuol dire avere questi personaggi al di là della siepe del proprio giardino, e questo ti modifica ancora di più. Sei bambino e vedi il piccolo turista figlio di industriali che abita nella casa con la piscina e il pony, hai sempre davanti questi esempi di splendore che sono riveriti dai tuoi concittadini adulti, e così cresci pensando che l'unico modo di avere una vita soddisfacente sia quel modo, pensi che essere [[Felicità|felice]] corrisponda ad avere successo. Invece essere felici è il vero successo.
*La [[noia]] di [[provincia]] è meravigliosa. La bella noia è quando vorresti fare, sei pieno di vita ma non ci sono opportunità e allora dal nulla devi inventarti qualcosa.
*Di solito gli adulti amano l'[[infanzia]], perché è un'epoca ormai lontana e se la ricordano come non è. L'[[adolescenza]] invece è un'età incredibile, hai tantissime energie ma molte più occasioni di fare rumore rispetto a quando eri bambino.
 
{{Int2|''[https://leultime20.it/intervista-fabio-genovesi/ Fabio Genovesi: "La letteratura ci mantiene umani"]''|Intervista di Patrizia La Daga, ''Leultime20.it'', 29 giugno 2015.}}
*Sono nato al mare (a Forte dei Marmi [...], ''ndr'') e fin da piccolissimo, d'estate, mia mamma, che di lavoro faceva le pulizie, mi lasciava in uno stabilimento balneare dove lavorava una zia. Da maggio a settembre, dalle otto del mattino alle nove di sera, la spiaggia era la mia casa e nel resto dell'anno non è che fosse molto diverso. La prima volta che ho viaggiato in vita mia avevo tredici anni e sono andato in gita con la scuola a [[Firenze]]. Quel giorno ho capito che esistono posti senza mare e mi sono sentito [[Tristezza|triste]], una tristezza che tutt'oggi provo se vado in un luogo dove il mare non c'è. Mi sembra un'[[ingiustizia]].
*Quando [[Scrittura|scrivo]] cerco di dedicare la stessa attenzione a tutti i miei personaggi e di non giudicare mai. Odio quei libri in cui si capisce cosa pensa l'autore, io tento sempre di scomparire quando racconto.
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*{{NDR|«In Italia (...) si legge sempre meno...»}} In Italia ormai si va solo a [[cena]]. Una volta si andava a mangiare una [[pizza]], poi al [[cinema]] o a [[teatro]], oppure a visitare una [[mostra]]. Adesso si va al [[ristorante]] alle nove, ci si resta fino all'una di notte e mentre si cena si parla di [[cibo]]... La gente dice spesso di non avere i soldi per i [[libri]] e la [[cultura]], ma spende tanto in [[vino]] e cibo; altri sostengono di non avere il tempo per leggere ma passano le ore a guardare ''[[MasterChef Italia|MasterChef]] o'' a [[Smartphone|smanettare sul telefono]]. Capisco di più chi dice "leggere mi fa schifo".
 
{{Int2|''[http://www.lenuvoledinchiostro.it/lamore-ai-tempi-dei-calamari-intervista-a-fabio-genovesi/ L'amore ai tempi dei calamari]''|Intervista di Francesca Marson, ''Lenuvoledinchiostro.it'', 22 ottobre 2017.}}
*Il romanzo per me è una casa dove [[scrittore e lettore]] convivono, ed entrambi devono arredare la storia. Se il lettore si ritrova immerso nella storia fin dal principio credo che dipenda, appunto, dalle centinaia di pagine che ho scritto prima, che conosco solo io ma che, in qualche modo, mi sono servite a costruire un mondo. A volte, quando leggo i manoscritti di qualche esordiente [...] mi viene da dirgli «tu non conosci il gusto di [[gelato]] preferito del tuo personaggio!», anche se questo dettaglio, poi, alla fine nel romanzo non compare. Del tuo personaggio devi sapere tutto: cosa pensa, cosa mangia, che auto possiede o vorrebbe avere. Il lettore lo capisce se non sai tutto dei tuoi personaggi. Mi sembra più onesto: solo quando ti appassioni veramente riesci a trasmettere delle emozioni.
*Vivo a Forte dei Marmi dove d'inverno ci sono solo ottantenni. Mi ritrovo ad ascoltarli sempre con estremo interesse. Raccontano storie micidiali in un modo tutto loro, un po' scombiccherato. Il narratore migliore per me è quello che divaga e ti fa innamorare del suo racconto interrompendolo per parlare di personaggi che non c'entrano nulla. Le storie funzionano quando stanno addosso ad altre storie.
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*Per me la [[normalità]] semplicemente non esiste. Credo sia un prodotto della [[matematica]], che io non amo. La normalità è come il salario medio delle statistiche, che, appunto, non esiste. Tutte le persone sono in qualche modo strane, solo che alcune sono più brave a nascondere le loro bizzarrie. Per me la scelta è solo tra essere strani infelici — perché ti mimetizzi — e strani felici, perché non nascondi le tue stranezze e le persone ti vogliono anche più bene.
 
{{Int2|''Omaggi dal Giro''|Citato in Fabrizio Salvio, ''SportWeek'', nº 22 (939), 1º giugno 2019, pp. 52-59.}}
*Il [[Giro d'Italia|Giro]] è [[follia]]: solo una lucida pazzia può infatti spingerti a cento e più all'ora in discesa sotto la [[pioggia]], o a scalare una [[montagna]] sui pedali sotto la [[neve]], o a sprintare in mezzo ad altri dieci che ondeggiano, ti stringono, ti tagliano la strada.
*Amo [[Indro Montanelli]], ma non i suoi emuli. I polemisti per posa non mi piacciono, non li ritengo utili. Ma lui non era un polemista fine a se stesso, come tanti dei suoi presunti eredi. Era piuttosto, come da titolo di una sua fortunata rubrica, controcorrente. Non si curava delle convenienze, dei vantaggi che gli sarebbero derivati nel seguire l'onda di [[pensiero]] prevalente. Aveva la sua visione delle cose, sempre originale e spesso esatta. Io credo che dire quel che si pensa premi sempre. Montanelli lo faceva, e andava a letto tranquillo.
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*[[Fausto Coppi|Coppi]] mi è sempre sembrato un [[Extraterrestre|alieno]]: sgraziato e rachitico, in [[Bicicletta|bici]] diventava meraviglioso. Pensare a lui, al suo modo di stare in sella, mi fa tornare in mente la poesia di [[Baudelaire]] sull'[[albatro]], che descrive maldestro, comico e brutto quando è a terra, e così maestoso invece quando vola "con le sue ali da gigante". Coppi si sentiva inadeguato nella vita di tutti i giorni perché era nato per stare sulla bicicletta.
 
{{Int2|''[http://www.mangialibri.com/interviste/intervista-fabio-genovesi Intervista a Fabio Genovesi]''|Intervista di Elena Torre, ''Mangialibri.com''.}}
*Secondo me la morte del romanzo è la scaletta, lo schema, è una gabbia che ammazza la scrittura. I personaggi che appassionano sono quelli di cui conosci moltissimo ma senza avere la presunzione di sapere cosa faranno. Se hai una scaletta tendi a far fare ai personaggi quello che vuoi tu, invece devi lasciarti sorprendere quando scrivi. Non c'è cosa peggiore di sforzarsi di scrivere cose che vogliono stupire a tutti i costi.
*{{NDR|«Nascono prima i personaggi o prima le storie?»}} Prima viene il posto. Immagino una [[strada]], una [[via]], una [[casa]], poi un'altra da un'altra parte. E poi ci aggiungo tanti personaggi, che non conosco. Come ad una [[festa]], non conosci nessuno e poi ti guardi in giro e cominci a conoscere qualcuno, poi qualcun altro. Alcuni personaggi restano, altri li elimino. Seleziono molto, tolgo tutto quello che non serve.