Atene (città antica): differenze tra le versioni

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*Atene florida, coronata di viole, celebrata dai poeti, baluardo dell'Ellade, inclita Atene, città divina. ([[Pindaro]])
*Di tanto [...] la nostra città ha superato le altre per il pensiero e per la parola, che i suoi discepoli sono divenuti maestri degli altri, e il nome dei Greci non è più il nome della stirpe ma quello della civiltà, sì che Greci sono chiamati quelli che partecipano della nostra cultura più che quelli che hanno la nostra stessa origine. ([[Isocrate]])
*''Gli Atenïesi a' Greci tutti innanti | prostrarono vincendo a [[Battaglia di Maratona|Maratona]] | i Persïani molli, oro portanti.'' ([[Simonide]])
*In un appello a [[Sparta]] nel periodo della seconda guerra peloponnesiaca, i [[Corinto|Corinzi]] denunciarono Atene come una «città tiranna», e, durante questa guerra, si ricorda come un politico ateniese abbia dichiarato ai suoi concittadini che Atene non doveva sottrarsi nemmeno alle atrocità, se desiderava conservare l'impero. Dopo la caduta dell'impero ateniese, i suoi avversari vittoriosi rasero al suolo la lunga muraglia che univa la città ai suoi porti e che l'aveva resa inespugnabile da terra, e questo gesto fu salutato da tutto il mondo ellenico come un atto di liberazione. Ma lo storico contemporaneo – [[Tucidide]], ufficiale della marina ateniese in esilio – fece definire Atene da un altro uomo politico, lo stesso [[Pericle]], come «l'educatrice dell'Ellade». Ed entrambe queste definizioni dell'Atene del V secolo sono ben giustificate.<br>L'Atene del V secolo era davvero «L'Ellade dell'Ellade». ([[Arnold J. Toynbee‎]])
*Le manifestazioni letterarie e retoriche, i monumenti artistici e architettonici andavano oltre lo scopo cultuale, poiché avevano la funzione di dimostrare in modo potente e sontuoso la consapevolezza e l'immagine che gli Ateniesi avevano di sé. I cittadini di Atene rassicuravano se stessi circa il proprio ruolo e facevano un grande sfoggio delle capacità e degli averi loro propri. Nell'iterazione dei riti, in special modo nelle rappresentazioni teatrali e nelle orazioni funebri, come anche nel carattere permanente dei grandi monumenti e delle costruzioni, divenne chiaro un messaggio univoco che valeva per la storia, per il presente e per il futuro: gli Ateniesi, autoctoni (nati dalla stessa terra), radicati nel suolo natio, erano da sempre gli antesignani della libertà e dell'ordine contro le forze barbare del dispotismo e dell'inciviltà, ma erano anche a un tempo i protettori dei deboli e i liberatori dei Greci. ([[Hans-Joachim Gehrke]])