Erich Fromm: differenze tra le versioni

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==''Fuga dalla libertà''==
*L'atto di disobbedienza, in quanto atto di libertà, è l'inizio della [[ragione]]. (1980)
*L'uomo moderno, liberato dalle costrizioni della [[società]] preindividualistica, che al tempo stesso gli dava sicurezza e lo limitava, non ha raggiunto la libertà nel senso positivo di realizzazione del proprio essere: cioè di espressione delle sue potenzialità intellettuali emotive e sensuali. Pur avendogli portato indipendenza e razionalità, la [[libertà]] lo ha reso isolato e, pertanto, ansioso e impotente. (1980)
*Se le qualità che uno ha, non servono, egli non ne possiede alcuna. (1980)
*In realtà non c'è nulla di più accattivante e convincente della [[spontaneità]], sia che la si trovi nel bambino, o nell'artista, sia che la si trovi in quegli individui che non rientrano per età o professione in questi due gruppi. (1980)
*La libertà positiva consiste nell'attività spontanea della personalità totale. (1980)
*Rinunciare alla spontaneità e all'individualità significa soffocare la vita. (1980)
*In ogni attività spontanea l'individuo abbraccia il mondo. Non solo il suo io individuale resta intatto, ma si rafforza e si consolida. Infatti l'io è tanto forte quanto attivo. (1980)
*Solo le qualità che sorgono dalla nostra attività spontanea danno forza all'io e formano per tanto la base della sua integrità. L'incapacità di agire spontaneamente, di esprimere quel che veramente si sente e si pensa, e la conseguente necessità di presentare uno pseudo io agli altri e a se stessi, sono la radice del sentimento di inferiorità e di debolezza. Che ne siamo o no coscienti, non c'è nulla di cui ci vergogniamo di più del fatto di non essere noi stessi, e non c'è nulla che ci dia più orgoglio o felicità di pensare, sentire e dire quel che è nostro. Ciò implica che quello che importa è l'attività in quanto tale, il processo e non il risultato. (1980)
*Se l'individuo realizza il suo io mediante l'attività spontanea, e in questo modo si mette in rapporto con il mondo, cessa di essere un atomo isolato; sia lui che diventano parti di un tutto organico; egli occupa il suo giusto posto, e così i dubbi su se stesso e sul significato della vita; quando egli riesce a vivere non in modo coatto, né da un automa, ma spontaneamente, essi scompaiono. Ha coscienza di sé come un individuo attivo e creativo e riconosce che c'è un solo significato della vita: l'atto stesso di vivere. (1980)
*Affermare che l'uomo non deve essere soggetto a qualche cosa di superiore a lui non significa negare la dignità degli ideali. Ci costringe però ad un'analisi critica di che cosa è un ideale. Oggigiorno si dà di solito per scontato che un ideale è un qualsiasi fine il cui perseguimento non implichi un guadagno materiale, una qualsiasi cosa per la quale una persona sia pronta a sacrificare dei fini egoistici. Questo è un concetto puramente psicologico, e anzi relativistico, dell'ideale. Da questo punto soggettivistico un fascista, che è mosso da un desiderio di subordinarsi a un potere, e nello stesso tempo di sopraffare gli altri, ha un ideale proprio come lo ha l'uomo che si batte per l'eguaglianza e per le libertà umane. Su questa base il problema degli ideali non può in alcun modo essere risolto. (1980)
*Tutti i veri ideali hanno un elemento in comune: esprimono il desiderio di qualche cosa che non è ancora realizzato, ma che è desiderabile ai fini dello sviluppo e della felicità dell'individuo. (1980)
*Abbiamo visto che l'intenso desiderio di una attività incessante era radicato nella solitudine e nell'ansietà. (1980)
*Quali sono questi impulsi? il più importante di tutti appare la tendenza a crescere, a sviluppare e realizzare la possibilità che l'uomo ha maturato, in sé nel corso della storia, come, ad esempio la facoltà di pensare in modo creativo e critico e di avere esperienze emotive sensuali differenziate. (1980)
*Ci sono bisogni imperativi che debbono venir soddisfatti prima di ogni altra cosa. Quando solo dopo la soddisfazione dei bisogni primari restano all'uomo tempo ed energia, la civiltà può svilupparsi e con essa quelle aspirazioni che accompagnano i fenomeni dell'abbondanza. Le azioni libere (o spontanee) sono sempre fenomeni di abbondanza. (1980)
*La questione decisiva non è quel che si pensa, ma in che modo lo si pensa. Il pensiero che è frutto della riflessione attiva, è sempre nuovo ed originale. (1980)
*Alle razionalizzazioni manca in definitiva questo tratto dello scoprire e del rivelare; esse si limitano a confermare il pregiudizio emotivo esistente nell'individuo. La razionalizzazione non è uno strumento per penetrare la realtà, ma un tentativo a posteriori di armonizzare i propri desideri con la realtà esistente. (1980)
*Con ciò non si vuole dire che l'educazione debba portare inevitabilmente alla soppressione della spontaneità, dato che il vero fine dell'educazione, è di promuovere l'indipendenza interiore e l'individualità del bambino, il suo sviluppo e la sua integrità. ... Nella nostra civiltà, tuttavia, l'educazione troppo spesso produce l'eliminazione della spontaneità. (1980)
*Nella nostra società le emozioni in generale vengono scoraggiate. Benché senza dubbio il pensiero creativo, come ogni altra attività creativa, sia inseparabilmente legato alle emozioni, è diventato un ideale pensare e vivere senza emozioni. Essere emotivo è diventato sinonimo di instabile e squilibrato. (1980)
*Quanto maggiore è l'integrazione della personalità dell'individuo, e quanto maggiore è quindi la limpidezza verso se stesso, tanto più grande è la sua forza. Il «conosci te stesso» resta uno dei comandamenti fondamentali, che mirano a creare la base della forza e della felicità dell'uomo. (1980)
*Una parte immensa della [[pubblicità]] moderna è diversa. Non fa appello alla [[ragione]], ma all'emozione; come qualsiasi altro tipo di suggestione ipnotica, cerca di colpire i suoi oggetti emotivamente e poi di renderli sottomessi intellettualmente. (cap. 4; 2021)
*L'uomo moderno vive nell'illusione di sapere ciò che vuole, mentre in realtà vuole quel che ci si aspetta che voglia. (cap. 7, par. 1; 2021)
 
==''Il coraggio di essere''==
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*Erich Fromm, ''Dalla parte dell'uomo. Indagine sulla psicologia della morale'', Astrolabio Ubaldini, 1971. ISBN 8834000501; ISBN 9788834000502.
*Erich Fromm, ''Avere o essere?'', traduzione di Francesco Saba Sardi, Mondadori, 1977.
*Erich Fromm, ''Fuga dalla libertà'', traduzione di C.Cesare Mannucci, Edizioni di Comunità, 1980.
*Erich Fromm, ''Fuga dalla libertà'', traduzione di Cesare Mannucci, Mondadori, 2021. ISBN 9788835708780
*Erich Fromm, ''Il coraggio di essere'', intervista e traduzione di Guido Ferrari, Casagrande, Bellinzona 2006.
*Erich Fromm, ''L'arte di amare'', traduzione di Marilena Damiani, Mondadori, 1996. ISBN 8804409975