Cesare Cantù: differenze tra le versioni

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*Con case affollate sì, che i tetti somigliano una scala, onde si dice per celia che il mugnaio, portandovi la molenda, non può voltare il somaro che conducendolo in piazza, e quivi ancora rizzandolo su due gambe. (da ''Grande illustrazione del Lombardo-Veneto'', p. 1147)
*Dov'è una [[donna]], il povero non patisce. (da ''Il galantuomo'')
*''Due d'agosto<ref>Il 2 agosto 1829, Giuditta Pasta cantò a Como.</ref>, bel dì! gran gente accorre | In barca, in cocchio, a piedi, ad uno, a torme, | Fortuna d'osti. — Oggi [[Giuditta Pasta|Giuditta]] bea | L'aure del Lario co' soavi accenti, | Onde incantata la città d'Insubria | Oro profuse, coniò bronzi, intanto | Che colui<ref>Melchiorre Gioia, autore del ''Merito e le Ricompense''.</ref> che'' del Merto e del Compenso | ''In lavoro immortal librò le leggi, | Da niun saputo, in abbandon moriva .'' (da ''Giuditta Pasta a Como'', in ''Posie'', Successori Le Monnier, Firenze, 1870, [https://archive.org/details/bub_gb_MEFPAAAAYAAJ/page/n156/mode/1up p. 155])
*{{NDR|''[[Il Conciliatore]]''}} Era [...] un tentativo di ravvicinamento fra la scuola antica, che superbamente qualificavasi di ''classica'', e la nuova, detta ''romantica'' perché pareva attingere ispirazione principalmente dal medioevo, in cui nacquero le lingue romanze. (da ''Il Conciliatore e i carbonari'', Fratelli Treves Editori, Milano, 1878, [https://archive.org/details/ilconciliatoreei00cantuoft/page/30 cap. 5, p. 30])
*Fu chi sommò le vittime di [[Ezzelino III da Romano|{{sic|Ezelino}}]] a cinquantacinquemila: dei quali cinquantamila Padovani. Vedere le carni sbranate, le fiere satollarsi di pasto umano, il sangue scorrere a rivi, consumarsi le famiglie più illustri, donne e ragazzi gemere fra laidi ed inumani strazî, erano costui diletto: separava i matrimonî, non amava che spie e sicarî: perseguitava inesorabile i ladri, ma ne adempiva largamente le veci. Guai a chi non dicesse bene di lui e (adulazione più dotta) non dicesse male de' suoi nemici! guai a chi piangesse parenti proscritti!<br>Tale dipintura offertaci dagli storici farebbe {{sic|parerlo}} simile ad una tigre, la quale ammazza non per fame ma per istinto d'ammazzare; e che non desse al suo furore altro intervallo che il tempo richiesto a tender agguati.<br>Ma possiamo credere tutto?<ref>Da ''Ezelino da Romano. Storia d'un ghibellino'', Libreria di educazione e d'istruzione di Paolo Carrara, Milano, 1879, [https://archive.org/details/ezelinodaromanos00cant/page/234/mode/1up| cap. IX, p. 234].</ref>