Giovanni Spadolini: differenze tra le versioni

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*Nulla contrasta più con la concezione cristiana della speranza nel paradiso terrestre, nel regno della libertà e della giustizia. Nessuna delle filosofie liberali e laiciste sfugge al peccato di Adamo. Ogni rivoluzione nasconde la tentazione dell'eden. Al contrario l'unica libertà, che è lasciata al credente, è quella di salire a Dio, per realizzarvi la giustizia. (I, I; p. 21)
*Ecco perché le Riforma, che svincola l'uomo dall'autorità sul piano religioso, crea i presupposti della ribellione marxista, in quanto essa affranca gli uomini da ogni timore di forze superiori regolatrici della vita sociale e li lancia in un conflitto senza regole e senza freni, volto a conquistare ordinamenti umanamente perfetti. (I, I; p. 27)
*È la borghesia che ha opposto la sua morale a quella della Chiesa, la sua filosofia a quella cattolica, la sua politica a quella cristiana, nel quadro di una concezione integralmente laica e terrena della vita. Il « popolo », che rappresenta l'antitesi dello spirito borghese, la « protesta morale » contro la legge della forza, è il più qualificatoqualifica a incarnare i valori di quella etica cristiana, che sola, svalutando il mondo, consente idealmente la convivenza pacifica degli uomini sulla terra. Non a caso, il ''popolarismo'' è la tendenza socialmente permanente della Chiesa: solo il popolo può attuare l'insegnamento cristiano, che è di rinunzia e di povertà. (I, I; p. 32)
*Ma, abolendo la proprietà, la Chiesa legittimerebbe una speranza troppo viva in un mondo troppo « giusto ». Il socialismo cattolico ha un limite insuperabile: ed è il pessimismo cristiano. L'idea della [[felicità]] esula da tale prospettiva. Ma non quella dell'equilibrio, con la mediazione della carità. Il socialismo cristiano non è in fondo altro che questo: la ricerca di un equilibrio sociale che salvi la carità. (I, I; p. 33)
*E allora? Non è per caso il socialismo cristiano la più forte carica esplosiva contro la società borghese, che si regge sull'idea del confronto e sulla realtà del lusso, del godimento, del piacere, delle cose vane e superflue? Quan­do Leone XIII esalta il lavoratore, prende sempre come esempio « l'operaio frugale e ben costumato ». (I, III; p. 57)