Joel Elias Spingarn: differenze tra le versioni

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'''Joel Elias Spingarn''' (1875 – 1939), educatore, critico letterario e attivista statunitense.
 
==La critica letteraria nel Rinascimento==
==Citazioni di Joel Elias Spingarn==
*Nel ''De Poeta'' del [[Antonio Minturno|Minturno]] (1559), i principii sono gli stessi, e lo stesso anche il metodo. Egli comincia col mettere in luce l'ambito vasto della poesia, che si può dire abbracci tutto lo scibile umano, e col dimostrare che non è dato scorgere traccia di dottrina prima che i poeti apparissero sulla terra, che nessuna nazione per quanto barbara è stata mai contro la poesia: gli Ebrei lodavano Dio in versi; i Greci, gli Italiani, i Tedeschi, gli Inglesi l'hanno avuta tutti in pregio; i Persiani contano i loro Magi e i Galli i loro bardi. Il verso, pur non essendo dell'essenza della poesia, contribuisce per molto alla sua vaghezza; e, se gli Dei dovessero parlare, niun dubbio che parlerebbero in versi; nei tempi primitivi, infatti, fa in versi che si scrissero tutte le scienze, la storia e la filosofia.<ref>Da ''[https://archive.org/details/lacriticalettera00spinuoft/page/n6/mode/1up La critica letteraria nel Rinascimento]'', traduzione di Antonio Fusco, prefazione di B. Croce, Gius. Laterza e Figli, Bari, 1905, (cap. I, p. 26.</ref>)
 
*Se ufficio principale del poeta è di insegnare la virtù, occorre che sia egli medesimo un uomo virtuoso; e, ciò affermando, il Minturno, primo nei tempi moderni, presenta in forma completa la teoria della missione sacra del poeta. Concesso che né cognizione né qualità morale di sorta gli manchi, il poeta in fondo sarà l'uomo veramente savio e buono; infatti si può definirlo un uomo dabbene, esperto nell'arte del dire e dell'imitare; e non sarà buon poeta se non sia già buono come uomo.<ref>Da ''La critica letteraria nel Rinascimento'', traduzione di Antonio Fusco, prefazione di B. Croce, Gius. Laterza e Figli, Bari, 1905, (cap. II, p. 56.</ref>)
 
*Il [[Giambattista Giraldi Cinzio|Giraldi {{sic|Cintio}}]] dice che tragedia e comedia hanno comune il fine, perocché amendue intendono a introdurre buoni costumi; a questo risultato esse pervengono per diverse vie: la comedia col piacere e con qualche festevole motto; la tragedia, di fine lieta o infelice che sia, col miserabile e col terribile purga gli animi dai vizi e gli induce a buoni costumi.<ref>Da ''La critica letteraria nel Rinascimento'', traduzione di Antonio Fusco, prefazione di B. Croce, Gius. Laterza e Figli, Bari, 1905, (cap. III, p. 76.</ref>)
 
==NoteBibliografia==
*Joel Elias Spingarn, ''[https://archive.org/details/lacriticalettera00spinuoft/page/n6/mode/1up La critica letteraria nel Rinascimento]'', traduzione di Antonio Fusco, prefazione di B. Croce, Gius. Laterza e Figli, Bari, 1905.
<references />
 
==Altri progetti==
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